Politica

L'altra missione di Napolitano: tenere a bada il Pd

Il governo val bene una grazia? Chi è vicino al Quirinale racconta che sulle parole di Napolitano c'è sempre un «eccesso di ermeneutica». Troppe interpretazioni, troppe attese, troppi retroscena. Secondo loro il presidente non è cosi bizantino. Non lo è per carattere e neppure per tradizione culturale. Napolitano non naviga a vista. Non improvvisa. Tre giorni per scrivere la sua nota, pesata parola per parola. «Il valore politico fondamentale di Napolitano - fanno sapere fonti vicine al presidente - è la ricerca della stabilità». È questo governo a cui lui tiene come la sua stessa vita. Non per Letta, non per Berlusconi e neppure per il Pd, ma perché è convinto che solo con un governo non balneare e non ballerino si può uscire da una crisi economica, sociale e politica.
Queste sono le considerazioni che si fanno sul Colle il giorno dopo. Un giorno di attesa e di studio, pronti a percepire le mosse e gli umori che arrivano dai partiti. Napolitano rivendica lo sguardo di un uomo anziano molto preoccupato per il futuro. «È da quello che accade adesso che si aprono opportunità o si chiudono strade. È qui - ripetono al Quirinale - che si gettano le basi per una terza repubblica in cui ogni potere ritrova i propri confini naturali e la politica torna a fare il suo mestiere». L'alternativa - è l'avvertenza che arriva da lassù - sono ancora anni e anni di instabilità e di partiti che non riconoscono come legittimo l'avversario. È per questo che se da Berlusconi arriva una richiesta di clemenza sarà valutata. È una possibilità. Il governo, la stabilità, appunto, val bene una grazia. O qualcosa che gli assomiglia.
Non c'è sorpresa al Quirinale. Il presidente ha parlato e tutti bene o male stanno rispondendo secondo le attese. Compresi i malumori. «Napolitano - è la versione quasi ufficiale - ha tracciato per Berlusconi un percorso possibile. Sta lui decidere se seguirlo o meno». È la strada - assicurano - per non escluderlo dalla politica con una svolta traumatica. Non è una strada facile da accettare. Servono molta fiducia e alcuni passi fondamentali. Il primo è «riconoscere la sentenza della Cassazione. Accettare il dato di fatto». Il secondo passo è una «predisposizione d'animo». È avere pazienza. Ripetono come un ritornello. E lo stesso presidente della repubblica non chiede fretta. Sa che in questo momento Berlusconi ci sta pensando. Napolitano - sostengono i suoi consiglieri più fidati - pensa di conoscere anche il dubbio di Berlusconi. Fidarsi o non fidarsi? Ma lo ha detto e ripetuto più volte: «Non ci sono alternative».
Il presidente della Repubblica non è preoccupato neppure dalla richiesta di impeachment sventolata da Grillo. È, vista dal Colle, una differenza di orizzonti. Napolitano guarda lontano, i suoi avversari seguono il loro furore. Come ricorda un esponente dell'antica sinistra migliorista, la corrente del Pci dove ha vissuto l'attuale capo dello Stato: «Non abbiamo avuto il complesso di Craxi e non abbiamo neppure quello di Berlusconi». È un modo per dire che le guerre sante contro il nemico non appartengono al credo di Napolitano. «Il Presidente - fanno sapere le fonti del Quirinale - ha diviso nettamente l'aspetto politico da quello giudiziario».
Poi c'è il Pd. Il Colle in questa partita sta chiedendo un prezzo alto al suo partito. La sua linea però non cambia e questo lo sottolineano in molti. Non accetterà che siano proprio i suoi compagni a tradire la sua ricerca di stabilità. Solo così, ritiene, il Pd può essere il caposaldo della terza repubblica.

Forse perché dal Colle le cose si vedono con più disincanto.

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