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L'ancella di Bersani in carriera coi soldi pubblici

La Geloni, direttrice di Youdem, si difende: "Stipendio alto, ma a tempo determinato"

L'ancella di Bersani in carriera coi soldi pubblici

Roma - Nel nuovissimo Album Panini del Pd post-tsunami grillino, tra le ancelle testimonial di Pier Luigi Bersani (Moretti, De Micheli, prezzemoline da talk show), entra di prepotenza Chiara Geloni, direttrice della tv del Pd Youdem canale finanziato coi soldi del Pd, cioè i nostri, forte di decine di ascoltatori giornalieri con punte anche di dozzine, sempre che nel frattempo non citofoni nessuno. Per questa delicata direzione la Geloni si fa retribuire adeguatamente, 110mila euro l'anno. Guadagno meritato, quantomeno per la pazienza di sorbirsi ogni giorno il palinsesto di Youdem (e Wepay), zeppo di leccornie televisive come le sei ore di Direzione Pd in diretta streaming. La retribuzione della pasionaria platinata è finita nel dossier rivelato da Dagospia sui costi del Pd, tra stipendi e staff galattici manco fossero la Casa Bianca. Un «atto di dossieraggio» che ha costretto la direttora di Youdem a mettere i puntini sulle Y: «Prendo un po' meno di 6mila euro netti al mese, paragonabile alle remunerazioni di altri colleghi. Ma ho lasciato un lavoro a tempo indeterminato e ho accettato un contratto a termine, legato alle vicende della politica». Un sacrificio, ma per il partito si fa. Sì, ma dove lavorava prima la bersaniana dai capelli d'oro? A Europa, organo del Pd area ex Margherita, giornale che va a ruba dentro la sede Pd, e che perciò beneficia di 2,3 milioni di contributi pubblici all'anno. Quindi la Geloni è passata dal Pd al Pd, traslocando di 950 metri. Non proprio un salto nel buio, ma comunque. Sì, ma prima? Bè prima era a RedTv, che poi è l'altra (ex) tv del Pd, stavolta area D'Alema, un'altra impresa giornalistica con più dipendenti che ascoltatori, infatti fallita nel giro di poco. Anche per RedTv le finanze erano pubbliche (3,5 milioni di contributi l'anno), come organo del Pd, e così pure gli stipendi.
Dunque ricapitolando la Geloni è passata dal Pd al Pd per poi approdare al Pd, ma accettando un tempo determinato. Nel curriculum da direttore non può mancare almeno un libro, pubblicato con la collaborazione di chi? Di RedTv, quelli di prima. E prima? Agli albori giornalistici della Geloni (soprannominata dagli invidiosi la «badante» di Bersani), la troviamo nella scoppiettante redazione del Popolo, giornale organo del Ppi, il Partito popolare (futura Margherita e poi Pd), quello di Martinazzoli e Gerardo Bianco, tanto per capire il friccicorìo di quelle pagine. Naturalmente sovvenzionate dallo Stato, come gli stipendi dei suoi redattori, tra cui la futura direttrice. Riassumendo: dal Ppi (futuro Pd) al Pd quindi al Pd e infine al Pd, ma a tempo.
Una carriera blindata nel recinto sicuro del partito, in particolare dell'amato Bersani, con slanci verso D'Alema, ma guai a parlarle dei loro avversari, li sbrana. Dopo una diretta a TgCom24 si lamentò che si fosse discusso solo di Veltroni e non di Bersani («Normale? Per me no»). Detesta ovviamente Renzi, quel presuntuoso che vorrebbe rottamare Pier Luigi suo. Ma non si pensi ad una semplice carriere da funzionario di partito. Ci sono stati scoop che spiegano i 6mila euro. Come la pipì fatta al Pentagono, durante un viaggio Usa a rimorchio del solito Bersani, rivelata su Facebook. Precisando: «Io ho fatto pipì perché il segretario faceva pipì. Altrimenti avrei resistito, chiaro».

La direzione del Tg3 ci sta tutta.

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