Politica

L'anti-Ratzinger e la Chiesa che sarà

Francesco e Benedetto. Il rivoluzionario che denunciò la Curia dei fasti per avvicinare la Chiesa ai poveri nell'insieme del Creato, il tradizionalista che salvò il cristianesimo e costruì l'Europa con un'anima consolidando le radici della fede. Il progressista che predica e pratica la discesa della Chiesa tra le «pecorelle smarrite» condividendone le istanze umane, il conservatore che ha promosso la salita della Chiesa nell'Olimpo dei «valori non negoziabili» ingaggiando la battaglia contro la «dittatura del relativismo». Il primo Papa Francesco della Storia su cui conversero i voti dei «martiniani» nel Conclave del 2005, il Papa Emerito Benedetto XVI custode dell'ortodossia a cui spettava la missione di ripopolare le chiese sempre più vuote a dispetto delle piazze piene nel lungo pontificato di Giovanni Paolo II.
È la rivincita dell'anti-Papa, come fu ribattezzato Carlo Maria (...)

(...) Martini, gesuita come Jorge Mario Bergoglio, dopo le dimissioni del Papa? Se ha voluto iniziare il pontificato recitando con i fedeli che gremivano Piazza San Pietro il Padre Nostro, l'Ave Maria e il Gloria, come «pensiero affettuoso a Ratzinger», significa che la sua presenza è tutt'altro che marginale. Se il cristianesimo si fonda sulla fede del Dio che si è fatto uomo, è altrettanto vero che solo se si crede che c'è un uomo, il Papa, che rappresenta Gesù Cristo in terra quale successore di Pietro, si è autenticamente cattolici. Ecco perché, al di là della scelta di Benedetto XVI di vivere in clausura, l'investitura divina acquisita con la sua elezione resta a dispetto delle sue dimissioni. Avremo così di fatto due Papi depositari entrambi dell'investitura divina dal momento che, per entrambi, il grande elettore è lo Spirito Santo che si è espresso attraverso i cardinali.
Le dimissioni di Benedetto XVI, a parte le comprensibili ragioni legate alla sua età avanzata, lasciano in eredità due sfide cruciali: la «dittatura del relativismo», come lui stesso l'ha definita concependola come il «male profondo della nostra epoca», che si è manifestata sia negli scandali di natura sessuale sia soprattutto nell'atteggiamento remissivo nei confronti dell'islam; e la «dittatura finanziaria» che vede lo Stato del Vaticano al centro di scandali finanziari espressione di una gestione anche spregiudicata di un patrimonio di denaro e beni immobili che fa gola a tanti. Con le sue dimissioni Benedetto XVI ha ammesso la sua impotenza a fronteggiare entrambe le sfide, dopo essere stato costretto a fare marcia indietro nella denuncia dell'islam violento con il discorso di Ratisbona e l'essersi trovato al centro degli scandali dello Ior e del Vatileaks tutt'altro che chiusi.
Papa Francesco ieri si preso la rivincita e ora dovrà dimostrare di essere all'altezza delle sfide che l'attendono. Sicuramente è più in sintonia con il mondo della globalizzazione. La Chiesa stessa è globalizzata così come si tocca con mano osservando i componenti del Conclave. La scelta di un Papa argentino è un giusto riconoscimento al Continente dove i cattolici crescono in percentuale maggiore rispetto al resto del mondo. Se la globalizzazione è nella Chiesa, essa si scontra con la realtà della globalizzazione che a livello mondiale è tale solo nella sua dimensione materiale ma non nella sua dimensione spirituale.
Quale abisso tra il discorso iniziale del pontificato di Papa Benedetto XVI e Papa Francesco! Il primo si presentò da Papa con un discorso di portata filosofica e teologica universale. Ieri Papa Francesco si è presentato come il vescovo di Roma, chiedendo ai fedeli di «cominciare insieme questo cammino di fratellanza, amore, fiducia tra noi», mettendosi sullo stesso piano dei fedeli, congedandoli con la buonanotte come si farebbe con degli amici.
La vera sfida sarà nella misura in cui Papa Francesco marcherà la differenza che se dovesse essere vistosa, finirebbe per produrre una ulteriore lacerazione in seno alla Chiesa. Proprio perché entrambi depositari di una investitura divina, diventerà vitale assicurare una continuità che accrediti l'unità della Chiesa e del suo messaggio.
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segue a pagina 10

di Magdi Cristiano Allam

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