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Il Carroccio blocca i caselli: "Basta rincari, il Nord è stufo"

L'autostrada dei Laghi chiusa per circa un'ora. Matteo Salvini entra a Gallarate e straccia lo scontrino

Il Carroccio blocca i caselli: "Basta rincari, il Nord è stufo"

Torna la Lega di lotta, di piazza, di strada. Anzi, di autostrada. Sull'esempio del movimento dei Forconi, le truppe padane hanno presidiato ieri alcuni caselli tra Milano e Como protestando contro il rincaro dei pedaggi. Si sono rivisti cortei imbandierati con il Sole delle Alpi, è nuovamente riecheggiato l'urlo «secessione-secessione». Lega di lotta ma anche di governo, visto che le manifestazioni si sono svolte in Lombardia, regione guidata dall'ex leader del Carroccio Roberto Maroni. Lega che, con la segreteria di Matteo Salvini, cerca di riguadagnare visibilità ripercorrendo lo stile di un tempo. Non a caso al suo fianco è riapparso anche Umberto Bossi, brutalmente sconfitto al congresso padano ma non ancora rassegnato al pensionamento.
La «nuova» Lega d'assalto ha protestato anche a Brescia (assieme a Forza Italia, Fratelli d'Italia e Forza Nuova) su un altro dei suoi cavalli di battaglia: le politiche sull'immigrazione della ministra Cécile Kyenge, presente a un convegno. Le contestazioni sono sfociate in qualche tafferuglio con i centri sociali, che a Brescia sono in servizio permanente effettivo e ieri hanno insultato e spintonato i circa 200 manifestanti di centrodestra.
I leghisti hanno denunciato un «doppiopesismo» delle forze di polizia, che avrebbero lasciato campo libero agli anarchici. Ma le parole più dure sono state rivolte alla Kyenge. «È un pericolo per le sue idee di apertura indiscriminata agli stranieri», ha detto il consigliere regionale Flavio Rolfi. E l'assessore regionale Viviana Beccalossi (Fli) ha aggiunto: «Siamo qui per difendere i diritti degli italiani: in una città come Brescia, che ha la più alta presenza di stranieri, rischiano di subire un razzismo al contrario».

L'accusa di razzismo è risuonata anche ai caselli dell'autostrada Milano-Como dove un altro centinaio di militanti del Carroccio ha inscenato una serie di manifestazioni contro l'aumento dei pedaggi. Accusa spiegata da uno striscione appeso all'uscita di Fino Mornasco: «Como-Milano 8 euro, Salerno-Reggio Calabria 0 euro: vergogna». Proprio la località di Fino Mornasco ha registrato un aumento di traffico pesante dopo il rincaro dell'autostrada perché molti camionisti vogliono risparmiare l'euro e mezzo chiesto alla barriera pochi chilometri più avanti.

Prima di Fino Mornasco, Salvini e Bossi hanno guidato la protesta al casello di Gallarate, sul tratto della A8 verso Varese. Alla testa di un corteo di vetture strombazzanti e pavesate di vessilli padani, il segretario leghista ha stracciato lo scontrino autostradale senza pagare, imitato dagli altri: c'erano, tra gli altri, il sindaco di Varese Attilio Fontana, il senatore Stefano Candiani e l'europarlamentare Francesco Speroni. Non era presente il governatore regionale Roberto Maroni, che si è fatto sentire tramite Twitter. Ed è stato un inequivocabile appoggio alla protesta anti-pedaggio: «Lotta dura, come solo la Lega sa fare. Bravo Matteo (quello giusto!)».
Alcuni caselli sono stati presidiati dalle camicie verdi che hanno impedito per circa un'ora l'accesso all'autostrada dei Laghi. Tra inni alla secessione, un ritornello che evidentemente non appartiene al passato come la svolta maroniana aveva indotto a credere, e lo sventolio delle bandiere padane, Salvini e i suoi si sono rifiutati di pagare per una questione di «giustizia sociale». Bossi, il vecchio leone, ha spalleggiato il nuovo segretario.

«Bisogna distribuire i sacrifici su tutto il Paese, non solo al Nord - ha detto - hanno aumentato i trasporti vitali per l'economia e l'industria ma non bisogna mungere sempre la stessa vacca del Nord».

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