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Lega, Bossi indagato con Renzo e Riccardo Ai due figli 5mila euro al mese di "paghetta"

Il Senatùr è indagato per truffa ai danni dello Stato in concorso con Belsito. L'ex tesoriere rivela: "Bossi sapeva dei soldi per la sua famiglia". I figli di Bossi, Renzo e Riccardo, e il senatore Stiffoni indagati per appropriazione indebita. La replica del Trota: "Avrò finalmente la possibilità di difendermi". E Maroni: "Non credo ai complotti..."

Lega, Bossi indagato con Renzo e Riccardo Ai due figli 5mila euro al mese di "paghetta"

La Lega Nord è di nuovo nel ciclone. La procura di Milano ha notificato a Umberto Bossi un avviso di garanzia nella sede di via Bellerio. Bossi è indagato per truffa allo Stato in concorso con l’ex tesoriere Francesco Belsito. L’accusa fa riferimento ai rimborsi elettorali che la Lega avrebbe ottenuto, secondo gli inquirenti, con un rendiconto infedele presentato nell’agosto del 2011. Secondo i pm Bossi sarebbe stato consapevole della distrazione dei fondi del partito ("Umberto Bossi firmava i rendiconti del partito", aveva detto ai pm la responsabile amministrativa di via Bellerio, Nadia Dagrada). Le dichiarazioni della dirigente sarebbero uno degli elementi su cui si fonda l’accusa di truffa a carico del Senatùr. "Bossi risponde come segretario federale che redige i conti - ha spiegato il procuratore capo, Edmondo Bruti Liberati - e abbiamo elementi utili per dire che c’è sotto una sua consapevolezza".

Indagati anche i figli di Bossi, Renzo e Riccardo, e il senatore Piergiorgio Stiffoni (già espulso dal gruppo del Carroccio). Su Stiffoni hanno pesato anche le dichiarazioni rese a verbale del capogruppo a Palazzo Madama del Carroccio, Federico Bricolo. Quest’ultimo avrebbe detto ai magistrati che i conti del gruppo del Carroccio a Palazzo Madama, gestiti da Stiffoni, non tornavano. "Ho già detto che mi sento sereno e confido nella magistratura e soprattutto con questo atto giudiziario avrò finalmente la possibilità di difendermi e di mostrare a tutti la mia totale estraneità rispetto alle accuse che mi verranno mosse", ha commentato Renzo Bossi.

Il reato contestato a Riccardo e Renzo è quello di appropriazione indebita dei soldi provenienti dai rimborsi elettorali del partito. A Stiffoni, invece, è contestata l’accusa di peculato per l’uso dei fondi del movimento politico del Senato. Per Paolo Scala, l'imprenditore che risultava già iscritto nel registro degli indagati di Milano, c'è un nuovo reato contestato, quello di riciclaggio. Restano ancora al vaglio dei magistrati le posizioni della senatrice Rosi Mauro e della moglie di Bossi, Manuela Marrone.

Paghetta da 5mila euro al mese

Dalle indagini della procura sarebbe emersa anche una "paghetta" mensile di 5000 euro ciascuno a Renzo e Riccardo Bossi, oltre alle spese personali. I versamenti sarebbero stati effettuati tra il 2008 e il 2011.

Maroni: non c'è posto per faccendieri, ladri e ciarlatani

Poche ore prima della "notizia bomba" Roberto Maroni sulla propria bacheca di Facebook aveva scritto: "Voglio una LEGA UNITA, voglio una LEGA FORTE, voglio una LEGA VIVA. Una Lega che si concentra sulle cose da fare e non sulle menate interne, che progetta e governa, che dà risposte. LARGO AI GIOVANI E A CHI È CAPACE. Per faccendieri, ladri e ciarlatani non c’è posto nella Lega del futuro". Non parla di giustizia ad orologeria o complotti Maroni nell’inchiesta, ma chiede alla magistratura di chiudere le inchieste "rapidamente". "Non ho mai pensato a complotti - ha detto a margine di un comizio a Senago - ho fiducia nella Procura di Milano e nel procuratore che conosco e stimo.

Chiedo solo di fare in fretta per accertare eventuali responsabilità".

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