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Lega, Mauro e Belsito espulsi Il Senatùr: "Rimborserò io se la mia famiglia prese soldi"

Vertice di oltre tre ore al quartiere generale del Carroccio. Nessun provvedimento per Renzo. Indagini anche su Calderoli. I conti al setaccio della Gdf

Lega, Mauro e Belsito espulsi Il Senatùr: "Rimborserò io se la mia famiglia prese soldi"

All'attesissimo Consiglio federale nel quartier generale della Lega è arrivata, a sorpresa, anche Rosi Mauro: ha partecipato soltanto come "uditrice", ovvero senza alcun diritto di voto. Dalla riunione, a cui partecipano tutti i big del movimento (da Umberto Bossi ai triumviri, Roberto Maroni, Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago), è uscito un verdetto unanime: la vice presidente del Senato è stata cacciata dal partito. Non solo. Con lei è stato espulso anche l’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito, indagato per riciclaggio, appropriazione indebita e truffa aggravata ai danni dello Stato per la gestione dei rimborsi elettorali. Nessun provvedimento è stato preso invece per il figlio del Senatùr, Renzo Bossi. "Se si accerterà davvero che qualcuno della mia famiglia ha preso dei soldi appartenenti alla Lega - ha assicurato il Senatùr - io farò un assegno per rimborsare l’intero importo".

È stato senza alcun dubbio un vertice movimentato. È durato più di tre ore. Alla fine il Consiglio federale ha deciso per battere la linea dura e chiedere provvedimenti nei confronti della Mauro, sospettata di aver usato i soldi del Carroccio per affrontare spese personali. I lumbard sono ancora scossi dalle continue accuse che, giorno dopo giorno, trapelano sulle inchieste delle procure. E così i vertici della Lega Nord hanno deciso all'unanimità di espellere la Mauro perché è "inaccettabile la sua scelta di non obbedire ad un preciso ordine impartito" da Bossi. A questo punto si faranno sempre più pressanti anche le richieste di abbandonare la carica di vice presidente di Palazzo Madama. Non è stato infatti un caso che oggi la seduta d'Aula sia stata nuovamente presieduta da Renato Schifani, anche se il turno di presidenza sarebbe toccato alla stessa Mauro.

"Il rancore è prevalso sulla verità", ha commentato la Mauro uscendo dalla sede della Lega e accusando i vertici del partito di aver emesso una "epurazione già scritta". "Se qualcuno è arrivato al punto di minacciare le dimissioni se non si fossero presi provvedimenti contro di me, vuol dire che la presunta unanimità è stata imposta con un ricatto politico. Non ho voluto fare retromarcia per un semplice motivo - ha spiegato - non vedo chiarezza in tutta questa storia". Per quanto riguarda invece l'incarico a Palazzo Madama, la Mauro ha fatto sapere che valuterà facendo "un passo alla volta".

Già prima dell'inizio del vertice di oggi pomeriggio appariva assai più scontata la decisione di espellere l'ex tesoriere del Carroccio finito nel mirino dei magistrati. In uno sfogo con il suo legale riportato dal Corriere della Sera, Belsito aveva dal canto suo parlato di "fango" spiegando di "essere sempre stato un buon amministratore". Ieri Maroni, sentito dai pm milanesi che conducono un filone dell’inchiesta, ha offerto la "piena collaborazione" del triumvirato leghista spiegando che il partito stesso potrebbe costituirsi parte civile in caso di processo. L'ex titolare del Viminale ha, infatti, detto di non credere a un complotto della magistratura chiedendo nuovamente di fare "pulizia" nel movimento. Il Congresso federale che dovrebbe definire la nuova struttura dirigente si terrà il 29 e 30 giugno a Milano. La data del Congresso era stata fissata, la scorsa settimana, "entro l’autunno". Ma è stato Maroni, al raduno di Bergamo, ad annunciare che il congresso sarebbe stato anticipato entro fine giugno.

Nel frattempo continuano le indagini degli inquirenti. La procura di Milano sta compiendo accertamenti anche in relazione ad alcune intercettazioni, contenute nell’informativa del Noe, che tirerebbero in ballo Roberto Calderoli.

Otto sedi bancarie (Unicredit, Bnl, Banca Aletti, Banca Popolare di Novara, Banca Sella, Carige, Banco di Napoli e Banca Popolare di Lodi) sono state visitate dalla Guardia di Finanza di Milano: su incarico del sostituto procuratore Alfredo Robledo e dei sostituti Paolo Filippini e Roberto Pellicano, gli uomini delle Fiamme Gialle hanno acquisito documenti sui conti correnti intestati alla Lega o a suoi uomini in alcuni istituti di credito.

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