Politica

La Lega "romana" mantiene l'asse col Pdl

Riunione fiume Pd-Carroccio. Giorgetti e Bitonci i capigruppo. Calderoli: Camera al centrodestra

Il vecchio e il nuovo. Il lombardo e il veneto. Il maroniano e l'uomo di Zaia. Scelte ponderate sui capigruppo di Camera e Senato per il Carroccio. Giancarlo Giorgetti, varesino, bocconiano, leghista della prima ora e sodale storico di Roberto Maroni, sarà il presidente dei 18 «fazzoletti verdi» a Montecitorio (due arriveranno in prestito dal Pdl per arrivare al numero minimo richiesto se non scattasse la deroga). Per lui si tratta della quinta legislatura, eletto per la prima volta in Parlamento nel 1996. A Palazzo Madama, invece, tocca a Massimo Bitonci. Il primo cittadino di Padova, uno dei «sindaci sceriffi» del Nord Est, è al debutto al Senato dopo una legislatura tra i deputati. Sfidante (perdente) nella corsa alla segreteria veneta contro il maroniano Flavio Tosi, Bitonci avrà il compito di guidare la pattuglia dei 18 senatori leghisti. Maroni giura di «non aver guardato a logiche geopolitiche». Anche se le nomine (decise dopo l'incontro con Zaia a Venezia) tradiscono l'uso del bilancino del farmacista.
La loro azione, catechizza il segretario e neo governatore, sarà «portare a Roma gli interessi del Nord». A cominciare con la (timida e tutta da verificare) apertura dei lùmbard alla nascita di un governo targato Pd. Sarebbe stato questo l'oggetto dell'incontro tra gli sherpa leghisti e quelli democrat. Un'ora di faccia a faccia a Palazzo Madama. Il più lungo tra i febbrili incontri bilaterali di queste ore. La riunione dura dalle 13 alle 14,15 e alla fine bocche cucite. «Non vi diciamo niente» dice Roberto Calderoli uscendo con Giorgetti e Bitonci, presidente dei senatori leghisti. «Perché è durato così tanto? Ma perché noi abbiamo i contenuti...», nicchia l'ex ministro. Stessa scelta degli esploratori Pd Luigi Zanda, Davide Zoggia e Rosa Calipari, che però nei giorni scorsi avevano sintetizzato con dovizia di particolari gli altri incontri.
Il Carroccio sia al Pd sia a Berlusconi avrebbe chiaramente detto di non volere un ritorno frettoloso alle urne. Da qui le voci sulla disponibilità di massima della Lega a non ostacolare la nascita di un esecutivo, anche marchiato Bersani. Confermando le parole di Maroni a Venezia: «Io preferisco che ci sia un governo, uno che duri cinque anni con cui interloquire per risolvere i problemi della Lombardia». E Calderoli parla alla Padania: «Il Pd consegnì la presidenza della Camera al Pdl e tenga per sé quella del Senato, avvii il dialogo per l'individuazione di un presidente della Repubblica super partes e poi il confronto per un governo che realizzi tutto quello che tutte le coalizioni hanno inserito nel loro programma».

La chiusa apre al dialogo: «Solo così ritornerà la politica e se torna la politica la Lega è pronta a discutere di tutto e con chiunque».

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