Politica

Legge elettorale, Pd e Pdl si avvicinano all'intesa

Milano Il tempo stringe. C'è fretta. E la riforma delle riforme ha ingranato la quarta. L'intesa fra Pdl e Pd non è lontana. O così appare da giorni. L'ultima Supergaffe di SuperMario («Con Berlusconi lo spread sarebbe a quota 1.200»), pare aver dato un'accelerata all'accordo sulla riforma della legge elettorale. Nel Pdl sempre più parlamentari sono tentatissimi di staccare la spina ai professori subito dopo le ferie. Il Pd non vede l'ora di scornarsi alle primarie, convinto che l'attuale congiuntura politica sia favorevole al centrosinistra. La strana maggioranza è lanciata verso le urne. Ma intanto la Camera chiude (riapre il 6 settembre) pertanto se ne riparlerà tra un mesetto. Ancora in tempo, però, per scegliere la via delle elezioni anticipate. Evenienza che agita il mare delle vacanze al capo dello Stato. L'idea che frulla in testa a Giorgio Napolitano, Camere sciolte a fine gennaio, voto entro metà marzo, e Monti Mario al Quirinale, potrà avere un senso solo se si verificherà il giusto allineamento delle stelle. Quella che brilla di più è la legge che cancellerà il Porcellum, tanto bistrattato in questi anni (ha regolato le elezioni del 2006 e del 2008) ma molto conveniente per tutti i partiti.
Per ora ad essere alle stelle è solo il nervosismo. La temperatura della febbre si misura dallo sciopero della fame iniziato il 4 luglio dal deputato Pd, Roberto Giachetti, contro il Porcellum. Dopo 35 giorni, e 11 chili in meno, ieri 25 parlamentari di quasi tutti i partiti (manca solo l'Udc) hanno preso in mano il testimone di Giachetti, impegnandosi a fare un digiuno di 24 ore ciascuno fino al 1° settembre. «La soluzione del problema è tutt'altro che vicina - ha detto il deputato Pd - ma l'importante è che il confronto sia passato dalle stanze dei partiti al Parlamento».
Indicativo un punto. La riunione del comitato ristretto della commissione Affari costituzionali del Senato nella quale si discuteva della riforma è durata una manciata di minuti. Giusto il tempo per dirsi che un nuovo modello di legge elettorale condiviso va trovato, per non precludersi la possibilità di andare subito al voto. Prossima riunione il 29 agosto. Anche se il vice presidente dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello aveva chiesto di anticiparla al 23 agosto «per avere il tempo di votarla alla Camera entro il 20 settembre». Il tempo corre. E Monti ha le vacanze contate. I termini sono questi: sistema proporzionale secondo le regole del cosiddetto Provincellum con premio di maggioranza del 15% al primo partito e soglia di sbarramento del 5%. Il nodo da sciogliere però è quello delle preferenze, volute dal centrodestra e viste come specchietto per le allodole dal centrosinistra.
E parte il solito show. Ad aprire il sipario la proverbiale modestia di Pier Ferdinando Casini. «Se si vuole fare la legge elettorale si può fare in dieci minuti, ma vedo una sceneggiata napoletana in cui chi vuole le preferenze poi si contraddice», ha sparato ieri il leader Udc, al termine dell'incontro con Monti. E ha aperto ad una grande coalizione per il 2013 dove l'Udc sarebbe «il baricentro». Idea bocciata da Massimo D'Alema sul Messaggero che vuole invece alleanze dopo il voto («come in Gran Bretagna», sic!), ma con il Pd «pilastro del nuovo governo». Insomma, la solita storiella dei troppi galli nel pollaio. A chiudere il teatrino non poteva mancare, nemmeno ieri, il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro: «Chiedere il voto ai cittadini senza dire con chi ci si allea e su quale programma è come andare da qualcuno, rubargli i risparmi di una vita e poi spendere quei soldi per uso proprio». Il tempo corre. C'è furia.

E domani iniziano a cadere le stelle.

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