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Legge elettorale, il Quirinale insiste nel suo pressing: «Basta con i rinvii»

Legge elettorale, il Quirinale insiste nel suo pressing: «Basta con i rinvii»

Gli impegni sono impegni. In un colloquio con L'Unità, Giorgio Napolitano (nel tondo) ribadisce la necessità di un'accelerata sulla riforma della legge elettorale. Troppe chiacchiere, il tempo stringe e lui si dichiara inquieto: «Mi preoccupa constatare sia lo stallo sulla nuova legge elettorale che il blocco del progetto, di sia pure delimitate modifiche costituzionali, concordato prima di un'improvvisa virata sul tema così decisivo di un improvvisato cambiamento in senso presidenzialistico della Costituzione». Il capo dello Stato annuncia l'intenzione di «seguire più da vicino il processo che dovrebbe portare all'attuazione dell'impegno ormai inderogabile di non tornare alle urne con la legge elettorale del 2005».
Diviso il mondo politico. Commenta, stizzito, Pierfelice Zazzera deputato Idv. «Al presidente sfugge un particolare, le leggi le approva il parlamento e non i presidenti delle camere né tanto meno il presidente del Consiglio, e poi c'è il popolo che vota liberamente. Salvo che il presidente Napolitano non voglia già dirci, a prescindere dai sistemi elettorali, quale sarà la prossima maggioranza e il governo di questo paese, che ovviamente possiamo immaginare».
Di diverse vedute il Pdl. Condivide l'appello di Napolitano Annamaria Bernini, portavoce nazionale vicario. «Giusto l'appello ai partiti affinché si metta subito mano alla riforma elettorale. Misura non più rinviabile e su cui ormai si gioca la credibilità della politica. E bene ha fatto il capo dello Stato a dire ciò in un'intervista all'Unità, giornale del Pd, nell'intento di ricondurre a ragionevolezza proprio il partito che più di ogni altro in questi mesi ha trovato pretesti per fare saltare il tavolo del negoziato, ritenendo di avere più possibilità di vincere le elezioni con l'attuale sistema elettorale». Gli fa eco il presidente dei senatori Maurizio Gasparri: «Napolitano dice bene. Consideriamo importante l'attenzione con cui il capo dello Stato segue e stimola le decisioni del Parlamento, il che non ci esime dal dire con franchezza che in merito a riforme costituzionali, da lui definite “divisive”, non esiste un potere di veto delle sinistre e di altri in Senato e alla Camera. L'elezione diretta del presidente della Repubblica può non piacere a chi è legato a una diversa tradizione politica, ma è condivisa dalla maggioranza degli italiani. Ci si arriverà nonostante l'inerzia di vecchie culture politiche». Drastica la Lega, Calderoli stronca: «I diktat ripetuti di Napolitano sulla dimensione della riforma costituzionale e sulla legge elettorale sono inaccettabili.

A decidere saranno la politica e il Parlamento e non il suo nominato Monti o un presidente eletto dalla Casta».

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