Politica

Letta allontana il rimpasto ma vuole la testa dei forzisti: "Mi aspetto le loro dimissioni"

All'indomani del voto al Senato sulla legge di Stabilità, Letta assicura: "La maggioranza è forte e coesa". Ma ha ottenuto solo sei voti di scarto

Letta allontana il rimpasto ma vuole la testa dei forzisti: "Mi aspetto le loro dimissioni"

"Ora il governo è più forte". Il presidente del Consiglio Enrico Letta preferisce non guardare ai numeri. Non gli importa se ha pochi voti di scarto. Non gli importa se il futuro dell'esecutivo è appeso a un filo. All'indomani della fuoriuscita di Forza Italia dalla maggioranza, il capo del governo non vuole sentir parlare di rimpasto. Per il momento non ne sente il bisogno. Tuttavia vuole, al più presto, le dimissioni dei sottosegretari e dei viceministri di Forza Italia.

Letta scende in sala stampa a Palazzo Chigi per dare la sua lettura del voto di fiducia della notte scorsa e spazzare il campo dalla visione mediatica di un governo più fragile. "Il voto di fiducia che la nuova maggioranza di governo ha ottenuto è molto importante. 171 a 135 è un risultato che ci dà forza coesione e prospettiva per tutto il 2014", ha spiegato il presidente del Consiglio che ha fatto notare come il numero di 171 senatori sia esattamente il medesimo che sostenne il governo Berlusconi nel 2008. Insomma, è il ragionamento di Letta, sbaglia chi in Forza Italia "parla di numeri risicati, ora la maggioranza è forte e coesa". Ora quindi ci sono le condizioni per andare avanti fino al 2014, oltre non dice Letta, che a più riprese rimanda all’orizzonte temporale del suo discorso alle Camere il 29 aprile e cioè i 18 mesi che conducono fino alla fine del semestre italiano dell'Unione europea.

Come sostanziare i prossimi dodici mesi si discuterà nella nuova maggioranza: il campo saranno le misure economiche e "le riforme costituzionali ed elettorale di cui il Paese ha bisogno". E Letta punta a decidere il motodo direttamente con gli alleati: dai prossimi giorni e dopo l’8 dicembre, per ovvi motivi, Letta ha annunciato che incontrerà i leader delle forze di maggioranza per "stabilire il percorso con maggiore collegialità". Di certo c’è che la squadra di governo non cambia, il tema del rimpasto "non si pone", semmai il premier si aspetta, senza troppe cerimonie, "atti conseguenti" da quei sottosegretari e viceministri che non hanno votato e non voteranno la fiducia perchè esponenti di Forza Italia. E un altro "equivoco" che il premier vuole spazzare via è che, come ha detto ieri il capogruppo azzurro alla Camera Renato Brunetta, sia finito il governo di larghe intese. "No", risponde secco. E spiega: "C'è un governo più forte e coeso, rimane un governo sostenuto da partiti politici che hanno fatto, come in Germania, una grande coalizione. Si tratta di governi necessitati da una situazione straordinaria".

Ora dunque, con un governo che, ripete più volte, "è più forte e più coeso", con una maggioranza comunque ampia, il compito è di "usare questa forza nei prossimi giorni e mesi per accelerare il percorso di riforme", a cominciare da quelle istituzionali, senza dimenticare l’impegno sull’economia per agganciare la ripresa.

Commenti