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Torna il Tremonti della prima ora: nemico delle tasse e filo-nordista

L'ex ministro dell'Economia in campo con l'agenda anti-Prof. E tesse la sua tela da Calderoli all'Mpa

L'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti
L'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti

Roma - Un po' grillino («per nessun incarico politico si potrà guadagnare più di un precario»), un po' leghista euroscettico («dobbiamo scegliere: colonizzati o ancora padroni a casa nostra!»), un po' berlusconiano («l'Imu è una imposta contro gli italiani»), anti montiano prima di altri e perciò, in questo frame del cangiante puzzle-centrodestra, all'incrocio perfetto tra i promessi sposi Lega e Pdl. Ci ha lavorato a lungo Giulio Tremonti, a forza di presentazioni del suo libro Uscita di sicurezza, embrione anche grafico della lista Lavoro e libertà, per ritornare in prima fila dopo la rottura col Pdl (da cui però non è mai uscito) e l'epilogo di Bossi, suo antico mentore nel Carroccio ora nelle mani di Maroni, mai suo simpatizzante. La campagna decostruttiva del governo Monti, giocata su temi come «i maghi del denaro che si credono padroni del mondo» e l'assolutismo monetario delle banche tedesche e francesi, sta dando i suoi frutti, anche grazie ad un'insospettabile capacità comunicativa del Professore di Sondrio, che potrebbe dare ripetizioni di tweet a quello di Varese («#Monti cita De Gasperi, ma somiglia tanto a Badoglio!», «È come le matrioske, apri ed esce Casini, apri ancora ed esce Fini»).
Tra i leghisti suscita qualche diffidenza (su Radio Padania c'è addirittura chi fantastica sul significato massonico delle tre L della lista tremontiana (nel tondo il logo): Trilateral, il triangolo...), eppure nel gioco a incastri delle alleanze potrebbe rivelarsi un jolly contro Bersani e i centristi di «Montizemolo» o «Monticarlo»: Tremonti candidato premier di Pdl-Lega più liste amiche. Chi lavora in questa direzione è Roberto Calderoli, che ha persino rimandato un intervento chirurgico per dedicarsi al nuovo asse del nord con Tremonti come congiuntura, e che il 29 era in via Rovani a trattare da Berlusconi (Bobo assente). Maroni sonda la base, molto isolazionista, con dei tweet: «Sottoscrivo l'iniziativa concreta di Tremonti contro l'Imu. Grande Giulio, ti vorrei come Premier». I problemi arrivano più dal Pdl, dove Tremonti non gode di amicizie tra i colonnelli e dove Berlusconi, sondaggi alla mano, è certo di essere l'unico candidato premier a trainare voti. In attesa, Tremonti tesse la tela. Con una squadra di consiglieri pescati tra vecchio e nuovo Psi (il craxiano Francesco Simone, l'ex sottosegretario Geppino Demitry, pare anche Rino Formica), il fidato già cossighiano Paolo Naccarato, l'avvocato Francesco Valsecchi ex Cda Poste e Enel, e diversi sponsor imprenditoriali, tra cui la Spa modenese CPLconcordia, mentre sembra sfumata la sponda in Vaticano. La lista Tremonti ha già ufficializzato l'alleanza con la Lega al nord, con la Lega federalista in Lazio (dove si candiderà alle regionali, come in Molise e Lombardia) e con il Mpa nel Sud.

Da indigesto «signor No» del governo Pdl-Lega a loro riconciliatore? L'eterogenesi dei Tremonti.

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