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L'ex Nar al Campidoglio e l'ipocrisia della sinistra

Scoppia la polemica per la consulenza a un ex terrorista finita nel 2010. I "compagni" senza ritegno dimenticano i vari Negri, D’Elia, Azzolini...

L'ex Nar al Campidoglio e l'ipocrisia della sinistra

Ci risiamo con il doppiopesismo della sinistra. Scandalo e orrore perché un ex esponente dei Nar poi affiliato alla banda della Magliana, Maurizio Lattarulo detto «Provolino», figura tra i consulenti del comune di Roma, all'assessorato delle Politiche sociali. Repubblica, che ha dato la notizia anticipando una indignata interrogazione urgente che il presidente del XVII Municipio capitolino invierà oggi, ricorda che il sindaco Gianni Alemanno ha già sistemato in due municipalizzate vari estremisti di destra tra cui Stefano Andrini e Francesco Bianco.
È tutta gente che ha chiuso da tempo i conti con la giustizia, compreso Lattarulo. Il vicesindaco Sveva Belviso precisa che «Provolino» fu prosciolto in fase istruttoria 20 anni fa per il reato di banda armata legata ai Nar e che nel 2008, quando iniziò a collaborare con il Campidoglio, stava svolgendo un percorso di riabilitazione concluso nel 2010 con una sentenza definitiva. La Belviso, che è assessore alle Politiche sociali, lo inserì nel suo staff «a tempo determinato, con uno stipendio di 1.500 euro mensili e l'incarico di occuparsi del reinserimento degli ex detenuti e dei rapporti con il garante regionale dei detenuti Angiolo Marroni, padre del capogruppo Pd in consiglio comunale Umberto Marroni. Lattarulo ha lasciato spontaneamente l'assessorato nel 2010, dicendo che aveva trovato una soluzione lavorativa più stabile». Pd e Italia dei Valori si sono lanciati in un coro avvelenato contro il Campidoglio, diventato «una succursale lavorativa per ex terroristi di destra, fascisti e boss della malavita». Che cosa bisognerebbe dire, allora, dei governi e delle giunte rosse che hanno arruolato ex brigatisti condannati per omicidi a pene pesanti? È un ritornello triste questa polemica ricorrente sulle fedine penali, dove gli ex estremisti di destra sono malviventi assoldati da politici in malafede mentre gli ex terroristi rossi si sono trasformati in galantuomini redenti pronti a servire lo Stato al fianco dei sinceri democratici.
Rinfreschiamoci la memoria, allora. Alcuni nomi sono molto conosciuti. Toni Negri, leader di Potere operaio condannato a 17 anni di carcere, fu eletto deputato dal Partito radicale, il che gli consentì di uscire di prigione e fuggire in Francia. In Parlamento è approdato anche Sergio D'Elia, ex dirigente di Prima Linea, condannato a 25 anni per omicidio (successivamente dissociato e riabilitato nel 2000 dal tribunale di Roma): fu eletto nel 2006 a Montecitorio sempre nelle liste radicali e nominato segretario dell'allora presidente della Camera, Fausto Bertinotti.
Personaggi noti, casi eclatanti. L'ultimo è Maurizio Azzollini, l'extraparlamentare immortalato in una foto famosa con il passamontagna e una Beretta calibro 22 puntata verso la polizia durante la manifestazione del 14 maggio 1977 a Milano in cui morì l'agente di polizia Antonino Custra. Azzollini è capo di gabinetto del vicesindaco di Milano, Maria Grazia Guida. Per il primo cittadino, Giuliano Pisapia, egli «ha espiato la pena» e dunque «può ricoprire incarichi di responsabilità». Perché per un ex estremista di destra e un ex autonomo non vale la stessa misura?
Non sono gli unici episodi. Silvia Baraldini, condannata negli Stati Uniti a 43 anni per associazione sovversiva, rientrata in Italia nel 1999 (premier D'Alema, Guardasigilli Diliberto) per scontare il resto della pena, divenne consulente della giunta di Roma guidata da Walter Veltroni: lo stesso comune che dovrebbe vergognarsi per il contratto a «Provolino». Sempre sotto l'amministrazione Veltroni, la terrorista Claudia Gioia, esponente delle Unità comuniste combattenti condannata a 28 anni per il delitto del generale Licio Giorgieri e il ferimento del giuslavorista Antonio Da Empoli, è stata responsabile dell'allestimento mostre al Macro, il Museo comunale di arte contemporanea al Testaccio, e fu consulente di Francesco Rutelli al ministero dei Beni culturali.
Ave Maria Petricola, arrestata nel 1981 con un membro della colonna romana delle Br, condannata per il sequestro Moro a tre anni e cinque mesi, pentita e amnistiata nel 1987, lavora alla Provincia di Roma presieduta da Nicola Zingaretti e ne dirige il centro per l'impiego. Roberto Del Bello, condannato per banda armata, è stato consigliere provinciale a Venezia per Rifondazione comunista e segretario particolare di Francesco Bonato, sottosegretario agli Interni (sempre Prc) nell'ultimo governo Prodi. Esecutivo che chiese la collaborazione anche dell'ex brigatista rossa Susanna Ronconi, condannata a 12 anni per l'omicidio di due missini padovani.

Era tra i consulenti del ministro Paolo Ferrero, anch'egli di Prc.

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