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L'imam minaccia la Santanchè: "Merita il fuoco del giudizio"

Abu Shwaima, imam della moschea di Segrate, contro la deputata di Forza Italia: "Offese il Profeta, Allah la castigherà"

L'imam minaccia la Santanchè: "Merita il fuoco del giudizio"

La fatwa contro Daniela Santanchè arriva dall'imam di Segrate. "Ha offeso il Profeta, la comunità islamica. Merita il fuoco del giorno del giudizio, Dio la castiga. Cosa sono cento euro per lei...". Ad Abu Shwaima le richieste del pm di Milano nel processo sulla protesta anti burqa, promossa a Milano nel settembre del 2009 in occasione della cerimonia di chiusura del ramadan (guarda la gallery), non bastano. Vuole affidarla ad Alllah per farla bruciare nel "fuoco del giudizio divino". Una minaccia tutt'altro che velata.

Duranteil presidio tenuto da esponenti del Movimento per l’Italia il 20 settembre 2009 alla Fabbrica del Vapore in occasione della cerimonia di chiusura del ramadan, la Santanchè fu pestata da Ahmed El Badry, "uno dei più intransigenti" tra i musulmani con cui ebbe un’accesa discussione. Finì addirittura in ospedale, con una prognosi di una ventina di giorni. Eppure la procura di Milano si accanisce contro la deputata di Forza Italia che adesso rischia un mesi di carcere e una multa di un centinaio di euro. Pena non ritenuta sufficiente da Abu Shaima che, quel 20 settembre del 2009 a Milano, era presente al presidio organizzato da alcuni esponenti del Movimento per l’Italia. "Le richieste del pmsono una burla, ha trascurato l'offesa alla comunità islamica, la Santanchè è andata alla fine del ramadam a togliere il burqa a una donna", ha commentato l'imam ai microfoni della Zanzara su Radio 24. "Il ramadan è una festa importante per un milione di musulmani in Italia, li ha offesi", ha continuato augurando alla Santanchè di bruciare nel "fuoco del giorno di giudizio". L'egiziano che l'aggredì, invece, se la caverà solo con una semplice multa.

In realtà, il presidio del 2009 mirava a sensibilizzare l'opinione pubblica sui diritti delle donne musulmane, troppo spesso calpestati anche in Italia. Un grido a far rispettare la nostra legge. "Ho visto decine di donne andare in giro con questa prigione portatile che è il burqua", ha dichiarato la Santanchè nel processo che la vede imputata per "manifestazione non autorizzata". Dopo essere stata aggredita da El Badry, la Santanchè decise infatti di non andare subito in ospedale a farsi medicare ma di entrare all’interno della Fabbrica del Vapore per parlare con alcune rappresentanti delle donne islamiche.

Ero andata lì - ha detto la parlamentare di Forza Italia - perché volevo controllare se veniva rispettata la legge che impone alle donne di non stare a viso coperto".

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