Cronache

L'impiegato statale che accetta regali? Licenziato in tronco

Patroni Griffi vara un codice etico anticorruzione. Che però non vale per i politici

L'impiegato statale che accetta regali? Licenziato in tronco

Licenziato senza possibilità di appello. Fuori dall'ufficio per aver accettato un regalo troppo costoso o per aver ottenuto benefici sotto forma di sconti o regalie, sfruttando in qualche modo il proprio ruolo di dipendente pubblico. Altro che ostriche, viaggi a sbafo, auto blu e uso privato della cosa pubblica. Il nuovo codice di comportamento per tutti i lavoratori delle amministrazioni pubbliche impone regole rigidissime che, in teoria, dovrebbero finalmente raddrizzare il timone di uffici e amministrazioni statali rendendoli efficienti e cristallini. In teoria. In pratica vedremo che cosa accadrà. Anche perché il provvedimento è stato approvato dal governo «salvo intese», formula con la quale l'esecutivo stesso si riserva la possibilità di introdurre modifiche. Su proposta del ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, il codice di comportamento dei dipendenti pubblici è stato emanato ai sensi della legge anticorruzione e in linea con le raccomandazioni Ocse in materia di integrità ed etica pubblica. Chi viola queste norme nei casi più gravi rischia il licenziamento immediato.
Stop ai regali per tutti dal più alto dirigente all'ultimo impiegato. «Il dipendente non chiede né accetta per sé o per altri regali o altre utilità neanche di modico valore». Il modico valore si specifica poi non deve essere superiore «ai 100 euro o comunque per un importo massimo non superiore ad euro 150». Qualcuno ha fatto notare che diventa rischiosa pure una colletta fra colleghi magari per un regalo di nozze. Se si è in tanti si supera facilmente quella cifra e chi accetta a quel punto rischia la sanzione. Non solo. Tutti i dipendenti dovranno comunicare al responsabile la loro adesione a «associazioni od organizzazioni i cui ambiti di interessi siano coinvolti o possano interferire con lo svolgimento dell'attività dell'ufficio». Sono esclusi partiti politici e sindacati. Giro di vite sui conflitti di interesse perché dovranno essere resi noti tutti «i rapporti anche per interposta persona di collaborazione con soggetti privati in qualunque modo retribuiti» in particolar modo se tali soggetti privati abbiano interessi «in attività o decisioni inerenti all'ufficio». Ad esempio un dirigente pubblico non dovrà «prendere decisioni o svolgere attività inerenti alle sue mansioni in situazioni di conflitto anche potenziale di interessi di qualsiasi natura in cui siano coinvolti interessi personali, del coniuge, di conviventi, di parenti e di affini anche entro il secondo grado, ancorché dettati da pressioni politiche, sindacali o del superiore gerarchico». Se a questo punto vi sono venuti in mente decine di casi di questo tipo e se in conseguenza vi viene da ridere o da piangere è normale. I dirigenti saranno tenuti all'obbligo di comunicare all'amministrazione le partecipazioni azionarie e gli altri interessi finanziari che potrebbero ricadere nel conflitto di interessi e dare le informazioni necessarie sulla loro situazione patrimoniale. È vietato al dipendente utilizzare «a fini privati materiale o attrezzature di cui dispone per ragioni di ufficio». Infine «i mezzi di trasporto dell'amministrazione» vanno usati soltanto «per lo svolgimento dei compiti di ufficio».

Chiaro? Non per fare la spesa.

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