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È l'Imu il killer dell'edilizia: persi 700mila posti

Squinzi invita all'ottimismo: "Qualcosa si muove". La denuncia dell'Ance: "Le banche non credono più nel mercato immobiliare"

È l'Imu il killer dell'edilizia: persi 700mila posti

Roma - Il mercato della casa è fermo, l'acquisto di nuove abitazioni da parte delle famiglie ha subito un crollo pari a 74 miliardi di euro rispetto a sei anni fa, e «l'Imu ha contribuito in modo determinante a questa caduta». Le cifre che il presidente dell'Associazione costruttori edili, Paolo Buzzetti, legge davanti agli imprenditori del settore riuniti per l'assemblea annuale sono spaventose. Narrano di un settore trainante dell'economia italiana che si è trasformato nel paradigma della crisi. Dal 2008 sono fallite 11.200 imprese, e il 30% di quelle che rimangono non sono in grado di resistere un altro anno per mancanza di liquidità. Sono stati persi 690mila posti di lavoro, e 50-80mila cassintegrati potrebbero non essere reintegrati in azienda.
La stretta creditizia e le imposte sulla casa sono sul banco degli imputati. Il credito al settore dell'edilizia è diminuito di 77 miliardi rispetto al 2007, e le famiglie hanno difficoltà ad ottenere mutui casa dalle banche che, dice Buzzetti, «non credono più nel mercato immobiliare». E aggiunge: «È urgente rivedere in modo sostanziale l'Imu, che ha comportato un aumento del prelievo patrimoniale del 367% e contribuito a bloccare il mercato dell'affitto».
Ma quel che più preoccupa è un'economia che non riesce a uscire dalla recessione. Ogni ottimismo è prematuro, commenta il presidente della Confindustria Giorgio Squinzi nel suo intervento all'Ance: «Qualcosa si muove, ma siamo lontano dal considerare chiusa la stagione nera dell'economia». Al governo Squinzi chiede un maggiore impegno sul taglio della spesa pubblica, che possa consentire una riduzione della pressione fiscale record: «La partita - spiega - non è solo sull'Iva e sull'Imu, ma è tutto l'impianto fiscale del Paese che dev'essere rivisto e razionalizzato». Squinzi osserva che una sorta di new deal del settore edile potrebbe rimettere in moto l'economia, proprio come sta avvenendo negli Stati Uniti, dove «la ripresa è trainata dalla ripartenza delle costruzioni commerciali e residenziali».
C'è poi il capitolo del rimborso dei debiti della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese. Squinzi assicura che la Confindustria sta monitorando la situazione, e fra breve si farà un bilancio. I primi pagamenti alle imprese del settore edile stanno arrivando, dice Buzzetti, ma mancano all'appello ancora 12 miliardi. Per il momento, secondo una stima dell'Ance, sono stati pagati 1,2 miliardi, e solo un Piemonte e Lazio, uniche due Regioni ad aver completato le procedure. Per questioni burocratiche legate al patto di stabilità interno sono poi bloccati 5,5 miliardi nelle casse dei Comuni. «Se dovesse emergere una situazione dei pagamenti non in linea con la direttiva Ue, potremmo anche aprire una procedura di infrazione», dice il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, presente all'assemblea.
Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi riconosce che quella della casa è «una emergenza, e come tale va affrontata». Occorre un segnale drastico sull'Imu, l'imposta va superata e ripensata completamente. «Dobbiamo cambiare tutto entro il 30 agosto», aggiunge Lupi, che definisce «una vergogna» che le imprese debbano pagare l'Imu sulle costruzioni invendute. Inoltre l'Imu sui beni strumentali delle imprese devono essere portate in bilancio come costo sostenuto. L'edilizia è il motore della crescita, conclude il ministro, e bisogna concentrare le poche risorse disponibili sui settori che sono in grado di far ripartire l'economia.

Se il canone viene ridotto bisogna pagare 67 euro di imposta di registro e 16 euro a foglio come imposta di bollo

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