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L'incontro con Pisapia e Civati e l'oltraggio a Casaleggio: Grillo non perdona Pizzarotti

"Quando Pizzarotti venne a Milano non andò a trovare Casaleggio". A mandare su tutte le furie Grillo è stato il faccia a faccia con Civati e Pisapia

L'incontro con Pisapia e Civati e l'oltraggio a Casaleggio: Grillo non perdona Pizzarotti

La nuova stoccata contro Federico Pizzarotti si accompagna al video della discordia: il sindaco di Parma con Pippo Civati, deputato Pd "ribelle" e da sempre considerato "pontiere" tra i democrat e il Movimento 5 Stelle, e il sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Tutti insieme, attorno a un tavolo, per presentare il libro di Marta Serafini, Il primo cittadino. La location dell’incontro una libreria milanese. Nella cittadina meneghina Pizzarotti si è recato lo scorso primo marzo scorso "snobbando" Gianroberto Casaleggio, che vive e lavora a Milano.

"Nessuna chiamata per i due fondatori del Movimento da parte del primo cittadino", racconta all’Adnkronos un ben informato. Che assicura come anche questa "dimenticanza" abbia contribuito ad appesantire il clima, già reso ostile dalle voci che avevano raggiunto i vertici del Movimento 5 Stelle sui presunti contatti tra il sindaco di Parma e un gruppo di parlamentari dissidenti. "Si tratta anche di una questione di buona educazione - osserva la stessa fonte - Grillo e Casaleggio hanno passato i 60 anni, un po' di rispetto gli è dovuto. D’altronde Pizzarotti è lì grazie a loro". La presenza di Pisapia, poi, avrebbe confermato un timore che circola ai vertici del M5S, e che vedrebbe Pizzarotti impegnato a "rispolverare un partito dei sindaci". Insomma, né Beppe Grillo né Casaleggio sembrerebbero disposti a mettere la mano sul fuoco sulla fedeltà di Pizzarotti a cui viene rimproverato, oltretutto, un’amministrazione per nulla soddisfacente. "Avrebbe dovuto incatenarsi davanti all’inceneritore di Parma - dice una fonte vicina a Casaleggio - piuttosto che alzare le spalle e dire: 'Non ci sono riuscito...'. Se c’è una cosa che fa perdere le staffe a Grillo e Casaleggio è sconfessare il programma. Come se vincessimo le elezioni e, una volta al governo, non tagliassimo i costi della politica: sarebbe imperdonabile. Pizzarotti avrebbe dovuto mettere sul tavolo le sue dimissioni, dire: 'C’ho provato, ho fallito e mi dimetto'".

Quale sia ora il futuro del sindaco di Parma nel M5S non è chiaro. Quel che è certo, è che ai vertici del Movimento si vuole evitare quello che viene definito "l’effetto Gambaro", dal nome della prima senatrice espulsa. "Non esiste al mondo - dice la stessa fonte - che Pizzarotti ne esca da martire". Dopo il fuoco di fila che ha visto il gruppo del Senato uscire decimato nelle ultime settimane, infatti, non è dato sapere se, all’orizzonte, si profili per Pizzarotti una vera e propria espulsione. Il vice presidente della Camera Luigi Di Maio, fedelissimo di Grillo e Casaleggio nonché uno degli ultimi Cinque Stelle ad aver visto Pizzarotti alla luce del sole, non ci pensa minimamente a farsi tirare in mezze in una querelle tanto sconttante. "Fa parte delle loro corrispondenze telematiche, nient’altro...", taglia corto a chi gli chiede del "botta e risposta" tra Grillo e Pizzarotti.

Poi alza le mani e si eclissa nell'Aula.

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