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L'Italia dell'onore in piazza per i marò. La sinistra diserta

Al corteo voluto da "Giornale" e famiglie dei soldati tricolori e inni, senza simboli di partito. Assente il sindaco Marino

L'Italia dell'onore in piazza per i marò. La sinistra diserta

Certo, non basta sfilare per far tornare a casa i marò, ma magari aiuta a scuotere un po' i politici nostrani, che sulla vicenda dal febbraio 2012 a oggi non ne hanno azzeccata una. E infatti, nonostante un cielo denso di nuvole, arrivano in tanti, in piazza Bocca della Verità, e arriva anche la pioggia a bagnare i manifestanti. Accanto a loro, un centinaio di bikers anticipano il via al corteo, sfilano rombando sulle Harley-Davidson col fiocco giallo divenuto simbolo della solidarietà a Max e Salvo appuntato sul giubbotto di pelle, mentre al coro «liberate i nostri soldati» il serpentone a piedi comincia a muoversi.
Davanti a tutti c'è Paola, la compagna di Max, dietro di lei molti militari ed ex militari, qualche sindaco della provincia di Roma con fascia tricolore, tanta gente comune. Un ciclista indossa una maglia gialla con la foto di Girone e Latorre sotto la scritta «Free our sailors». C'è anche uno spezzone di Casapound - anche loro senza insegne - ed è tra i più attivi nel lanciare cori. E poi c'è qualche politico. C'è Giorgia Meloni, ci sono Mimmo e Luca Gramazio, l'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, il presidente della commissione Difesa Elio Vito. C'è pure Mario Borghezio che rinnova la curiosa alleanza elettorale sfilando e cantando insieme ai ragazzi di Casapound, mentre la banda che accompagna il corteo suona l'inno di Mameli, e anche sui marciapiedi si mettono tutti a cantare.

Ma a spiccare sono soprattutto gli assenti. Non c'è, per dirne una, il sindaco di Roma, Ignazio Marino, che pure al gay pride non era mancato, ma che qui invece non si fa vedere, tra l'incredulità di molti. Il sindaco Pd ha scritto ieri al quotidiano romano il Tempo - tra i promotori dell'iniziativa con il Giornale e Libero - per confermare la sua «vicinanza profonda» ai due fucilieri di Marina e alle loro famiglie, ma s'è fermato alla lettera ed è rimasto all'asciutto. «Mi aspettavo di vederlo, questa non è una battaglia di tutti? Non ho parole», dice Ettore, un ex marò che «sfila» in sella alla sua bici da corsa. S'arrabbia col suo successore anche Alemanno. «Marino - spiega l'ex sindaco - non ha neppure sentito il dovere di mandare un rappresentante di Roma Capitale. Questa è una vergogna che non può essere cancellata da un semplice articolo di giornale».

Ma anche l'esecutivo è latitante. Eppure Renzi, appena insediato, aveva dedicato il suo primo tweet proprio alla vicenda dei due fucilieri bloccati a New Delhi. Ma a sfilare per le vie di Roma non c'è un solo rappresentante del governo. Paola Moschetti, però, non se la prende. «Be', è un momento delicato, ma posso dire che ci sono vicini, questo lo so», spiega: «L'importante, adesso, è vedere tutta questa gente che è arrivata qui, nonostante la pioggia e nonostante tutto, per marciare insieme a noi. So che Max e Salvo ne saranno felici». A dirla tutta, tra quanti manifestano per riportare a casa i due soldati non ci sono proprio politici di centrosinistra. Una dimostrazione di come la questione marò unisca il Paese ma divida ancora la politica, al di là delle dichiarazioni d'intenti e di qualche hashtag.
«Diciamocelo. Renzi è molto bravo a curare la comunicazione, ma non mi sembra che al di là del fumo, quanto a fatti concreti questo governo, sulla vicenda, si sia distinto rispetto all'operato di chi l'ha preceduto», sbuffa Giorgia Meloni sotto un ombrello.

Come anche Alemanno, la presidente di Fdi chiede al governo di alzare la voce. «Se non vogliamo aspettare che l'India ci faccia il piacere di rispettare il diritto internazionale - continua la Meloni - per riportare a casa Latorre e Girone dobbiamo coinvolgere la comunità internazionale. E per mandare un segnale forte dovremmo cominciare con il ritiro progressivo dei nostri militari impegnati nelle missioni all'estero».
Poco prima delle 19 il corteo arriva in piazza Farnese. Paola ringrazia tutti i presenti, i «cuori che confortano Max e Salvatore, in India» e conclude proprio rivolgendosi ai due soldati: «Vi riporteremo a casa».
La folla lascia la piazza mentre smette di piovere, aprendosi la strada tra i turisti che riempiono Campo de' Fiori. E di fronte allo sventolio di tricolori scattano foto con il cellulare. Molti di loro pensano che tutto questo bianco, rosso e verde abbia qualche cosa a che vedere con l'esordio degli azzurri ai mondiali brasiliani. Una coppia sorridente sussurra con aria complice «we're from England». Ma il match di Manaus non c'entra.

La partita per cui qui si fa il tifo si gioca dall'altra parte del mondo, in India, e sembra ancora decisamente in stallo.

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