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Lite Grillo-Travaglio, c'eravamo tanto amati...

Il matrimonio tra il vice direttore del Fatto Quotidiano e il leader del Movimento 5 Stelle si chiude sull'emendamento sul reato di immigrazione clandestina

Lite Grillo-Travaglio, c'eravamo tanto amati...

"Siamo amici da vent'anni, non è certo un mistero". Era giugno 2012 e Marco Travaglio, ospite de L'intervista su SkyTg24, certificava e rivendicava il sodalizio con Beppe Grillo. Il tutto pochi giorno dopo l'intervista realizzata dal vicedirettore del Fattoquotidiano al leader del M5S. Intervista che destò numerose polemiche per il grado di benevolenza mostrato dal semprecinico Travaglio. Che però quando si trovò di fronte l'ex comico genovese preferì deporre la penna affilata sostituendola con una dolce di piuma. Nessun quesito scomodo, nessuna domanda sull'ambiguo ruolo di Casaleggio. Niente di niente. Roba che se l'avesse fatto qualcun altro sarebbe subito stato tacciato di servile genuflessione. Ma il Fatto quotidiano è l'organo ufficiale del Movimento 5 Stelle? Alla domanda posta da molti lettori ha dovuto scendere in campo Cinzia Monteverdi, amministratore delegato del quotidiano: "Non l'ho trovata un'intervista-zerbino, non siamo e non saremo l'organo di Grillo", tuttavia, "se mai l'avesso scritta io, quell'intervista, forse avrei pubblicato qualcosa di diverso. Magari ho qualche punto interrogativo in più". Insomma, il matrimonio tra Grillo e Travaglio andava a gonfie vele (il giornalista ha pure ammesso candidamente di aver "votato due volte Grillo"). Ma oggi la storia è cambiata. "C'eravamo tanto amati", si potrebbe intitolare il nuovo capitolo. Perché la tirata d'orecchi di Grillo ai senatori del M5S sull'emendamento che prevede l'abolizione del reato di immigrazione clandestina nel rapporto tra i due ha allargato una crepa già aperta da tempo. "Grillo e Casaleggio hanno perso una buona occasione per stare zitti. Male hanno fatto a bacchettare i loro senatori, disconoscendo il disegno di legge per l'eliminazione del reato. I parlamentari hanno obbligato Pd e Sel a votare con loro un provvedimento perfetto per tempistica rispetto a quanto è accaduto in questi giorni", si legge nell'editoriale di Travaglio di oggi.

E manco a farlo apposta, sempre oggi sul blog di Grillo va in scena un vero e proprio attacco al Fatto quotidiano, giornale considerato - almeno fino a qualche tempo fa - vicino al Movimento: "Possente campagna sul Fatto Quotidiano, che ha sostituito l’Unità come organo del PD (menoelle, ndr), ricca di battute e insulti contro Beppe Grillo (nuovo leghista...) e parte della rete M5S che non si prostra alle gonnelle piddine e all’ipocrisia del momento sul tema immigrazione". La critica sul blog, firmata da Ernesto Leone Tinazzi, attivista romano, si fa poi più caustica: "Con articoli di basso livello e mediocri ricchi di insulti, velate porcate e accuse di xenofobia, borghezio oriented e invito a mandare a fare in c...o i garanti dell’M5S, nonché sobillare i nostri senatori e deputati. Inutile linkare, potete andare a leggere sul loro sito. Sempre vero: meglio nemici diretti, che falsi amici. Posso solo non acquistare il fatto quotidiano; piu’ serio comprare l’Unità o nulla (come faccio da tempo), giornale di partito non mascherato che non ti prende per il c...o". Insomma, anche i giornalisti del Fatto non sono più amici.

In realtà un anticipo di divorzio tra Grillo e Travaglio si era consumato sempre a ottobre, ma di due anni fa, quando in un post apparso sul suo blog Grillo i giornalisti del Fatto venivano considerati "schierati, residuati dell'Unità che ha sempre vissuto di contributi pubblici che attaccano il sistema con la forza di un cane da pagliaio". Lo scontro è molto aspro perché Grillo accusa Il Fatto di ospitare pubblicità a lui poco gradite: "Chi non prende i finanziamenti pubblici e fa paginate di pubblicità dell'Eni, Telecom, dell'Expo è ancora peggio di chi prende i finanziamenti pubblici". Padellaro rispose minimizzando: "Si tratta della battuta di un vecchio comico che non fa più ridere". E adesso Grillo sembra un politico che non ha più seguito, almeno di Travaglio. Il giornalista, già nel giugno scorso, con un editoriale dal titolo "I grullini", paragonava Grillo a Ceaucescu in merito all'espulsione della senatrice Gambaro: "Intendiamoci: cacciare, o far cacciare dalla “rete", una senatrice che ha parlato male di Grillo, manco fosse la Madonna o Garibaldi, è demenziale, illiberale e antidemocratico in sé, non è nemmeno il caso di esaminare l’oggetto del contendere, cioè le frasi testuali pronunciate dalla senatrice nell’intervista incriminata a Sky, perché il reato di lesa maestà contro il Capo è roba da Romania di Ceausescu".

Boom. Un amore finito?

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