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L'ombra della prescrizione sul processo Penati

Il beau geste della rinuncia alla prescrizione è sparito. E per un motivo preciso: il grande salvacondotto si annuncia come la strada maestra che Penati potrebbe imboccare per togliersi d'impiccio dai guai

Adesso Penati non ne parla più. L'ex uomo forte dei Ds e del Pd milanesi, già plenipotenziario al nord di Pierluigi Bersani, quando i nuvoloni dell'inchiesta avevano iniziato a addensarsi sulla sua testa, aveva detto senza mezzi termini: "Rinuncerò alla prescrizione". Ora che i nuvoloni sono diventati tempesta, con la richiesta di rinvio a giudizio depositata ieri dalla Procura di Monza, il beau geste della rinuncia alla prescrizione è sparito dalle dichiarazioni pubbliche di Penati. E per un motivo preciso: il grande salvacondotto della prescrizione si annuncia davvero come la strada maestra che l'ex sindaco di Sesto potrebbe imboccare per togliersi d'impiccio dalla gran maggioranza dei suoi guai. Nelle dichiarazioni di ieri, Penati parla di prescrizione solo per dire che la sua richiesta di processo con rito immediato garantirà un processo più celere e diminuirà il rischio che i reati cadano nell'oblio, "perché io ci tengo a venire processato e a dimostrare la mia innocenza". A differenza, sottintende, di Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, che ha scelto la strada del rito abbreviato, con processo a porte chiuse e sconto di un terzo della pena. Ma Penati sa benissimo che la sua richiesta non accorcerà di un giorno i tempi del processo, perché insieme a lui sul banco degli imputati siedono altri diciannove tra compagni ed amici, che verosimilmente si guarderanno bene dal chiedere il rito immediato. E quindi, visto che non è immaginabile che si celebrino due processi per gli stessi fatti, il processo immediato a Penati si congelerà per aspettare di essere riunito all'altro. E qui l'ombrello della prescrizione potrebbe cominciare a fare sentire i suoi effetti. La norma salva-Penati, come l'hanno chiamata anche giornali non sospettabili di antipatia preconcetta verso il Pd, è contenuta nel testo del disegno di legge presentato dal ministro della giustizia Paola Severino, e approvata dalla Camera dopo che il governo Monti aveva posto su di essa la questione di fiducia. Se il testo passerà al Senato nella stessa forma, il vecchio testo dell'articolo 317 del codice penale, che punisce con la reclusione da quattro a dodici anni , verrà sdoppiato in due figure distinte.

La più grave, la concussione per costrizione, continuerà ad essere punita severamente. Ma la più blanda, la concussione per induzione, vedrà ammorbidito drasticamente il suo trattamento: massimo otto anni di carcere. E insieme alla pena massima si accorceranno in proporzione i tempi di prescrizione. E' la norma che è stata accusata di voler salvare Silvio Berlusconi dall'accusa di concussione nel caso Ruby. In realtà, la prescrizione per l'ex presidente del Consiglio è assai lontana nel tempo, visto che i fatti oggetti del processo - ovvero le feste con giovani fanciulle nella sua casa di Arcore - si sono prolungate sino al 2010. Ben diversa la situazione per Penati.

Nel troncone di indagine chiuso ieri dalla procura della Repubblica di Monza, i fatti contestati al consigliere regionale del Pd (ora passato al gruppo misto) risalgono addietro nel tempo, all'epoca in cui era sindaco di Sesto. Si tratta dei soldi che, direttamente o indirettamente, Penati avrebbe incassato in cambio del via libera ai piani di riconversione delle aree Marelli e Falck. E qui il salvagente farebbe sentire i suoi effetti, eccome. Le accuse per la Marelli risulterebbero essersi prescritte già nel 2010, e il giudice non potrebbe fare altro che prenderne atto. Mentre quelle per la Falck si prescriverebbero nel 2014, troppo presto per arrivare alla condanna definitiva.

Certo, resterebbero in piedi le accuse relative alla tangenziale di Milano, o quelle di finanziamento illecito che riguardano anche elezioni recenti come quelle del 2010. Ma il conto si farebbe, anche in caso di condanna, decisamente meno salato.

Insomma: se Mario Monti deciderà di porre la fiducia anche al Senato sulla legge sulla corruzione, e il testo passerà così come l'ha approvato Montecitorio, al vecchio sindaco di Sesto potrebbe - per la prima volta, dopo oltre un anno di calvario giudiziario - finalmente scappare un sorriso.

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