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L'ultima: chiedono 14 milioni a segretari e bidelli

Spunta il nodo del personale Ata. E per le attività scolastiche 350 milioni in meno8mila. Sindacati di nuovo sul piede di guerra

L'ultima: chiedono 14 milioni a segretari e bidelli

Ai professori non verranno tolti i soldi. Ma alla scuola sì. La soluzione trovata dal governo Letta per evitare di togliere ai docenti gli scatti legittimamente percepiti è di nuovo una beffa nella beffa. Ci saranno 350 milioni di euro in meno per le attività scolastiche. Non solo. Dopo aver risolto la questione degli scatti di anzianità si apre un nuovo giallo sugli incentivi, ovvero il compenso accessorio previsto per il personale Ata, amministrativi e collaboratori scolastici che dovrebbero restituire una cifra mensile che va dai 50 ai 150 euro, come denunciano i sindacati. Massimo Di Menna, segretario nazionale Uil-scuola, spiega che il recupero riguarda una platea di circa 8.000 dipendenti Ata. Gli amministrativi (2.000) hanno ricevuto un aumento medio annuo di circa 1.500 euro, i bidelli (6.000) di 600. Entrambi per un periodo di 2 anni. Dunque la cifra chiesta indietro dal Tesoro sarebbe pari a circa 14 milioni di euro. La Uil è pronta ad alzare le barricate insieme a Cgil e Cisl.

A denunciare come sia sempre e comunque il comparto dell'Istruzione ad essere penalizzato è invece l'Anief, l'associazione dei professionisti della scuola, che evidenzia come i soldi necessari a pagare gli aumenti per i professori saranno prelevati dal fondo destinato al Miglioramento dell'offerta formativa. Insomma meno soldi per l'attività quotidiana della scuola: dai computer alle fotocopiatrici alla carta igienica, i corsi di recupero, la copertura delle supplenze e degli straordinari. E soprattutto meno soldi per i progetti mirati al sostegno della didattica per le zone più a rischio.

Una notizia pessima in una giornata nera per il mondo della scuola colpito dalla tragica morte di un ragazzo di 17 anni a Lecce. La dinamica dell'incidente avvenuto nel liceo scientifico De Giorgi non è ancora chiara. Lo studente è precipitato nel vuoto in una zona adiacente all'area dove si svolgono le lezioni di educazione fisica. Un salto di una decina di metri, in una sorta di scantinato coperto da un telone, che pare non fosse in un'area segnalata come pericolosa, nel tentativo di recuperare il suo giubbotto lanciato per scherzo da un amico. Ci sarà un'indagine e si individueranno le eventuali responsabilità. Intanto però questo tragico incidente si verifica proprio nel giorno in cui Legambiente denuncia come la sicurezza nelle scuole sia ancora un'utopia. Qualche cifra: il 40 per cento degli istituti scolastici è privo del certificato di agibilità; il 37,6 necessita di manutenzione urgente, il 60 per cento non ha il certificato di prevenzione incendi. Colpisce che i soldi tolti dal fondo per le attività scolastiche siano più del doppi della cifra stanziata proprio per la messa in sicurezza degli edifici scolastici nel decreto «del fare» varato nell'ottobre scorso. Con quel provvedimento sono stati stanziati 150.000 milioni di euro e ora se ne tolgono 350 dal fondo definito Miglioramento dell'offerta formativa ma che in realtà serve al minimo indispensabile per l'attività quotidiana e spesso non basta neppure.

Non solo. Nell'ultimo anno scolastico le famiglie sono intervenute (più o meno “volontariamente”) con contributi per 390 milioni di euro pescati dal loro portafogli per sostenere le attività scolastiche delle scuole frequentate dai figli. Insomma gli scatti dei docenti sono salvi, osserva il presidente dell'Anief Marcello Pacifico, ma sulla pelle degli studenti e delle famiglie e la scuola è sempre più impoverita.

Già lo scorso anno furono tagliati 340 milioni destinati all'offerta formativa.

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