Politica

L'ultima dei pm contro Scajola: ecco l'«omicidio per omissione»

L'ex ministro nei guai per mafia è nel mirino della Procura di Bologna: indagine "contro ignoti" per la morte di Biagi

L'ultima dei pm contro Scajola: ecco l'«omicidio per omissione»

L'aveva detto, quasi scherzando, l'avvocato di Claudio Scajola, Giorgio Perroni, al Giornale: «Tra un po' lo accuseranno il mio assistito anche di aver fatto cadere il Muro di Berlino». Ma vista la piega che il «caso Scajola» ha preso nelle ultime ore c'è poco da ridere. Non bastava la presunta Spectre affaristico-massonica in odore di 'ndrangheta di cui farebbe parte l'ex ministro (accusato di aver favorito la latitanza dell'ex deputato Amedeo Matacena) a cui danno la caccia Procura antimafia e Dia di Reggio Calabria. I giudici di Bologna indagano per «omicidio per omissione» sulla revoca della scorta a Marco Biagi, ucciso dalle nuove Br il 19 marzo 2002. Roberto Alfonso e il sostituto Antonello Gustapane precisano: fascicolo «contro ignoti», vogliamo capire chi non ha impedito l'uccisione del giuslavorista.

Tutto ruota intorno alle carte sequestrate dalla Procura di Roma l'anno scorso nell'ambito di un'altra indagine, quella Gdf sul crac dei Salesiani. Da una serie di dossier che Scajola avrebbe affidato al suo segretario Luciano Zocchi, un ex religioso, sarebbero saltati fuori alcuni documenti dai quali si evincerebbe che Scajola sapeva delle minacce a Biagi e non fece nulla. Ci sarebbe infatti una lettera spedita da un politico amico di Biagi e «vistata» dall'allora titolare del Viminale in cui si lanciava l'allarme sulla vita del giuslavorista. Ma Scajola ha sempre detto di non esserne mai stato al corrente, anche se poi fu costretto a dimettersi per la frase «Biagi era solo un rompicogl...». L'ex braccio destro di Scajola fa anche qualche ammissione: «Mai stato sentito dal Viminale sulla scorta - dice Zocchi all'Ansa - avrei potuto parlarne, come feci con l'allora segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone. Come a un padre spirituale non andai nei dettagli ma lui mi disse “lascia stare, non metterti nei guai” e poi aggiungse “agisci secondo coscienza”». Quando fu interrogato dai pm romani un anno fa Zocchi aveva ammesso di conoscere la cosiddetta «relazione Sorge», l'inchiesta interna affidata da Scajola al prefetto Roberto Sorge (morto nel 2010) poi secretata dallo stesso ministro e consegnata al Comitato di controllo dei servizi segreti solo dal successore, Beppe Pisanu.

«Mi è stato impedito di parlare con Sorge, da lì ho capito che queste carte sono importanti». Ammissioni che in parte scagionano l'ex ministro: «Ho fatto bene a conservare i documenti, sono miei e non di Scajola. Li ho messi a disposizione dei giudici. Spero che quei documenti facciano emergere la verità.
I legali, con cui Scajola ha parlato per più di due ore, fanno spallucce: «No commento carte coperte da segreto. L'ex ministro? Sta bene, abbiamo parlato principalmente del processo e poi del più e del meno - ha ribadito Perroni, avvocato difensore di Claudio Scajola - Di archivi e lettere non so nulla, né le vicende che ci sono state contestate a Roma e per le quali si è già svolto l'interrogatorio. Quella lettera non è stata sequestrata a noi e quindi non possiamo fare nessun commento». A sorpresa invece il senatore Ncd Nico D'Ascola ha rinunciato all'incarico, assunto appena qualche giorno fa: «Lascio per la polemica strumentale sul presunto conflitto d'interessi di cui sarei vittima perché sono relatore del ddl su autoriciclaggio e voto di scambio».

Ma c'è un altro dossier a interessare i pm antimafia reggini, è quello sequestrato nei giorni scorsi a Scajola dove ci sarebbero tracce della presunta lobby massonica. I pm hanno presentato ricorso al Riesame contro il «no» del Gip alla «mafiosità» del sodalizio, ma presto si discuterà anche del ricorso di Scajola contro il carcere.


E Domani verrà interrogata Chiara Rizzo, moglie dell'ex deputato azzurro estradata l'altra notte dalla Francia e rinchiusa nel carcere di Reggio Calabria con l'accusa di intestazione fittizia di beni e procurata inosservanza di pena.

Commenti