Cronache

L'ultima della polizia di Padova: «Il bimbo ha reagito con violenza»

Il questore difende l'operato dei suoi uomini. E spunta anche un secondo filmato. Denunciati il nonno materno, la zia materna e una terza persona per oltraggio e resistenza

L'ultima della polizia di Padova:  «Il bimbo ha reagito con violenza»

Il giorno dopo la diffusione del video shock del bambino di Cittadella scatta la controffensiva della questura di Padova. «L'operato dei miei uomini è stato cristallino» replica il questore di Padova Vincenzo Montemagno. Una risposta non solo verbale perché la polizia va oltre e annuncia l'esistenza di un secondo filmato, girato dalla polizia scientifica e fatto pervenire alla Procura, che darebbe una visione diversa di quanto accaduto.

La vicenda che ha sconvolto l'Italia, dunque, non si esaurisce in una autocritica, in una presa di coscienza o nell'ammissione di aver travalicato il mandato ricevuto. Tutt'altro. La questura sceglie un'altra strada e con una mossa sicuramente inattesa addirittura segnala alla magistratura la zia materna e il nonno del bambino per le ipotesi di oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale e inosservanza di un provvedimento dell'autorità giudiziaria per avere ostacolato l'azione degli agenti. Una iniziativa «ridicola», secondo la madre del piccolo Leonardo. Con loro, nella comunicazione di notizia di reato inviata alla Procura, comparirebbe anche una terza persona, che potrebbe essere uno dei genitori dei compagni di scuola del bambino. Ulteriore tassello di questo quadro è l'intervento di Silvano Filippi, segretario Regionale del Siulp, il Sindacato unitario dei lavoratori di polizia, che attacca i media e si dice «inferocito e sconcertato per la mistificazione della vicenda fatta a uso e consumo del clamore, senza alcun approfondimento». «È deludente l'assoluta superficialità di molte indagini giornalistiche, che hanno decontestualizzato un filmato, pochi frammenti rispetto a tutta la vicenda. L'ordinanza dice chiaramente che il bambino per la sua tutela andava allontanato con gli assistenti sociali e nel caso con la forza pubblica. Se quegli agenti non avessero ottemperato alla sentenza avrebbero commesso il reato di omissione d'atti d'ufficio». Inoltre «nessuno ha detto che quello che prende il bimbo per le gambe è il padre. Il poliziotto, invece, solleva il bambino dalla schiena perchè il padre lo stava trascinando».

In attesa che si faccia luce su questa delicatissima querelle - grazie anche a una ispezione disposta dal Capo della polizia, Manganelli - il bambino resta ospite della casa protetta di Padova. Qui ieri è piombata la presidente della commissione per l'infanzia e l'adolescenza della Camera, Alessandra Mussolini, insieme al senatore Maurizio Saia, chiedendo di poter incontrare il piccolo. Una richiesta che, a dispetto delle sue prerogative parlamentari, è stata inizialmente rigettata. Naturalmente la combattiva parlamentare del Pdl non si è persa d'animo. «Sono stata un'ora e mezza fuori dalla casa-famiglia. Posso comprendere che la suora e gli educatori possano non conoscere che un deputato possa entrare ovunque, ma si sbagliano». A quel punto la Mussolini si è rivolta al ministro dell'Interno. Al che Anna Maria Cancellieri avrebbe risposto: «Lo dice lei che può entrare. In questa faccenda non voglio entrare, parli con il ministro Severino». In sintesi, per la deputata: «Un ministro dell'Interno nega la prerogativa ispettiva a un parlamentare e ignora la Costituzione». Sta di fatto che alla fine l'onorevole è riuscita nell'intento. «Ho comunque visto il bambino tolto alla madre e devo dirlo di averlo trovato provato», confida a Barbara D'Urso. «Gli ho detto che ero una volontaria - spiega - che mi chiamavo Ale. È un bambino coraggioso, gli ho chiesto cosa vuole. Lui non guardava in volto, voleva andare a giocare, mi ha detto “voglio andare a casa da mia mamma“. È a disagio, non vuole parlare con gli adulti, sta con i bambini, è molto deciso su quello che mi ha detto. Era un po' pallido ma sta bene, mi ha detto che gli fa male un po' la schiena».

Sullo sfondo ci sono poi le prese di posizione ufficiali del governo e della stessa Cancellieri. Se il sottosegretario Carlo De Stefano si scusa nell'aula della Camera e ammette che l'ispettrice di polizia che alla zia del bimbo ha comunicato di non essere «tenuta a dirle niente» (perchè «lei non è nessuno», la postilla) ha usato «espressioni assolutamente non professionali», il ministro Cancellieri assume invece un atteggiamento tiepido, prudente, poco incline a manifestare sdegno per le immagini del trattamento riservato al bambino, immagini che puree hanno sconvolto il Paese. «C'è un video, è vero, ma è parziale. Il capo della Polizia ha aperto un'inchiesta per conoscere bene i fatti di questa vicenda che ha molto colpito l'emotività. Di tutto questo l'unica vittima è il bambino» continua. «Ma chi ha chiesto le dimissioni del questore di Padova probabilmente non capiva di cosa stava parlando.

Per giudicare bisogna conoscere».

Commenti