Politica

Il M5S apre al Pd e prepara il trappolone per il Pdl e l'Italia

Ribaltone in vista? I grillini provano ad agganciare il Pd proponendo un accordo su un programma di 5-10 punti. Un'alleanza anti Cav che rischia di affondare l'intero Paese

Beppe Grillo coi capigruppo Nicola Morra e Riccardo Nuti
Beppe Grillo coi capigruppo Nicola Morra e Riccardo Nuti

Pier Luigi Bersani, che inseguiva il governo del cambiamento, alla fine ha perso la seggiola di Palazzo Chigi e la leadership del Partito democratico. Il triste epilogo di un matrimonio, capitolato ancor prima del fatidico "sì", potrebbe non finire con la Caporetto dell'ex segretario piddì. Nonostante la pacificazione e le larghe intese, c'è ancora sogna un'intesa con i Cinque Stelle. Tanto che i grillini, che vorrebbero mettere la parola fine al governo Letta, alternano sapientemente gli attacchi violenti alle proposte indecenti.

Mercoledì scorso, dopo che il Pdl aveva bloccato le Camere per protestare contro il blitz della Cassazione al processo Mediaset, i grillini avevano attaccato duramente i democratici. "Bravi, buffoni", avevano urlato a Palazzo Madama. Nel parapiglia pare sia volato anche qualche schiaffone. Una brutta scena, insomma. Eppure è già tutto dimenticato. Buttati alle spalle i bisticci e gli spintoni, qualche pentastellato agogna le nozze per partorire un governo di secondo letto. In barba alle riforme. Il fatto è che le moine dei grillini fanno presa su una certa fetta del Pd che, anziché andare avanti col Pdl, preferirebbe ricucire con il Sel di Nichi Vendola e intraprendere un cammino col Movimento 5 Stelle. Senza, però, sapere dove questo ménage à trois potrebbe portarli. Come se l'Unione di Romano Prodi non gli avesse insegnato quanto siano contro natura certe ammucchiate. A lanciare la proposta di matrimonio, questa volta, ci ha pensato il capogruppo grillino al Senato Nicola Morra. Niente di nuovo sotto il sole. I Cinque Stelle vanno avanti senza cambiare la strategia: intesa sì, ma solo se c'è un programma condiviso. "Non posso escludere la fiducia a un governo con il Pd - ha spiegato Morra - naturalmente passando sempre da un momento assembleare". Lo "spiraglio" aperto dal capogruppo, in una intervista a Repubblica, arriva in un momento piuttosto turbolento: i gruppi del Pd alle Camere non godono di particolare favore della base democratica, le correnti che affollano via del Nazareno strapazzano un giorno sì e l'altro pure il premier Enrico Letta e la stagione congressuale rischia di finire in un vero e proprio bagno di sangue. Scendere a patti con un Pd lacerato dalle contrapposizioni è tutt'altro che facile. Proprio per questo, riuscire a ragionare su "un programma di 5-10 punti", come chiede Morra, è tutt'altro che semplice. Nel calderone il capogruppo stellato ci sbatte il reddito di cittadinanza, la riduzione dei costi della politica e della burocrazia, la defiscalizzazione del lavoro e "la giustizia nella politica per un Parlamento pulito". Insomma, i soliti cavalli di battaglia cari a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Gli stessi che gli ex capigruppo Roberta Lombardi e Vito Crimi avevano proposto a Bersani nel confronto (farsa) mandato in streaming sui pc di mezza Italia. Gli stessi punti sono stati illustrati dal comico e dal guru del web nell'incontro col presidente della Repubblica di mercoledì scorso. "Quando abbiamo parlato con lui di questi punti - riferisce Morra - Napolitano si è detto d’accordo".

La proposta, indecente per il futuro del Paese, è sin troppo chiara. "Se il Pd si presenta da noi con cinque o dieci punti realizzabili, e realizzabili immediatamente - ha concluso Morra - non posso escludere che il M5S possa votare la fiducia e governare insieme ai democratici". Tanto che arriva a proporre di presentare cinque disegni di legge con le firme di grillini e democratici. Una sorta di prova d'amore in vista del futuro matrimonio. E le larghe intese? E la stagione di riforme? Tutto al macero. Per colpire Silvio Berlusconi e il Pdl, sarebbero pronti ad affondare l'intero Paese. Il primo banco di prova sarà proprio il voto (se mai ci sarà) sull'ineleggibilità del Cavaliere. Il Sel e il M5S sono pronti a dare battaglia.

Il Pd, invece, non ha ancora fatto i conti con se stesso.

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