Politica

M5S a Palazzo: il decalogo anti dolce vita

Tutti i privilegi e i simboli del potere da evitare per non omologarsi alla casta

Roma - Schiena dritta e ferma resistenza contro la dolce vita romana. Guardia alta contro i richiami e le tentazioni del potere. Orecchie tappate contro le sirene e le seduzioni di Sua Maestà, il Privilegio.

Per i 163 marziani grillini approdati in Parlamento è già iniziata l'operazione «salviamoci l'anima». La truppa parlamentare del M5S sa benissimo di essere nel mirino, di essere chiamata a una prova delicatissima: incarnare una discontinuità sostanziale e formale rispetto al passato. Un compito costellato di trappole e di esami quotidiani per una avanguardia inesperta. Qual è allora il codice di condotta, il vademecum da adottare per dribblare le pozzanghere e le macchie d'olio che hanno fatto scivolare tutti i grandi moralizzatori alternatisi in Parlamento? Considerato che la prima grande prova dell'abbattimento della retribuzione non è risultata gloriosa (grazie ai rimborsi viaggeranno a più di 10mila euro netti mensili) qualche suggerimento potrebbe essere utile.
Il primo consiglio è guardarsi dall'assumere parenti, mogli, mariti (o amanti) come assistenti parlamentari. Una prassi diffusa su cui sono caduti in molti in passato. Il secondo è la scelta attenta dell'abitazione. I grillini sarebbero orientati ad adottare il «co-housing» - la coabitazione allargata - evitando il centro e dirigendosi verso il quartiere di San Giovanni. Di certo nella riunione romana si è parlato di monitoraggio di soluzioni low cost. Qualcuno, però, con aria disincantata è pronto a fare il conto alla rovescia per verificare quanto ci metteranno ad approdare all'Hotel Nazionale, accanto a Montecitorio. Terzo consiglio: la scelta dei ristoranti. Per i nuovi arrivati è buona regola evitare i luoghi simbolo della Prima Repubblica, quindi «il Bolognese», «Fortunato», «I due ladroni». Ma anche quelli gettonati dai parlamentari della Seconda come «l'Assunta Madre», «ilSanLorenzo», il ristorante di Filippo La Mantia all'Hotel Majestic, «l'Imàgo» dell'Hotel Hassler o «l'Osteria del Sostegno». Il quarto consiglio, banale e già fin troppo rispettato, è quello di non fidarsi troppo dei giornalisti (ma anche di non maltrattarli troppo perché i riflettori puntati, si sa, hanno autonomia limitata). Così come - quinto punto - è bene non concedersi troppo a foto di gruppo in piano bar e simili, come lo scandalo Lazio insegna.

La sesta raccomandazione ha un sapore pleonastico-retrò: evitare la frase «sono un parlamentare della Repubblica» in luoghi pubblici. Lo sberleffo romano - grillino, leghista o comunista che tu sia - è sempre in agguato. Il settimo consiglio riguarda la mobilità. Scegliete i mezzi pubblici, la bici o l'auto ma in quest'ultimo caso evitate di lasciarla in seconda fila su Piazza Montecitorio. L'ottavo consiglio è quello di rinunciare a farvi spuntare i capelli nella Barberia low cost dietro l'aula, additata ormai a simbolo della casta. Nono comandamento: scegliete una banca diversa dalla filiale di Montecitorio del Banco di Napoli e rifuggite dalle condizioni di favore concesse. Infine, al decimo posto, il vademecum della sobrietà consiglia un gesto davvero rivoluzionario: mettere mano al portafoglio per andare allo stadio. Piccoli accorgimenti per evitare di diventare casta.

Almeno in tempi più brevi del previsto.

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