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La mappa del nepotismo in ateneo Da Messina al record della Puglia

La mappa del nepotismo in ateneo Da Messina al record della Puglia

Quella della parentopoli nei nostri atenei è una malapianta che ha radici lontane. Ad esempio Irene - figlia di Marie Curie e del marito Pierre - insegnò (con il consorte) nella stessa università dei genitori, ai quali strappò poi anche il premio Nobel. Vabbè, quelle erano persone di genio. Mica come le centinaia di «figli di...» lanciati in cattedra grazie alla catapulta del rettore-babbo-zio-nonno. In tema baronato accademico resta attualissimo la guida ragionata al nepotismo universitario stilata lo scorso agosto dall’italianissimo Stefano Allesina, cervello in fuga approdato all'Università di Chicago.
In nostro connazionale ha creato un programma «scientifico» apposta per effettuare la ricerca che nessun professore raccomandato vorrebbe mai vedere pubblicata. Invece - con Allesina - ci siamo cresciuti una serpe in seno: il nostro ricercatore, a caccia di fortuna negli States, ha infatti messo nero su bianco nomi e cifre. Risultato: i «baroni» non sono mai spariti, anzi vivono e combattono tra quei poveri «sfigati» dei nostri figli universitari. La prova - come evidenzia il sito www.linkiesta.it - viene fornita dall’approfondito studio statistico di Allesina che ha analizzato la ricorrenza dei cognomi nelle università italiane. Per misurare la diffusione reale del fenomeno nell’accademia italiana, Allesina ha utilizzato un database di pubblico dominio creato dal ministero dell’Istruzione (Cineca), contenente nomi e cognomi di oltre 61.000 professori e ricercatori occupati in 84 sedi universitarie. Ad uscirne particolarmente male è l’asse universitario che dalla Puglia arriva in Sicilia (con Messina maglia nera): nel capoluogo peloritano, i magistrati hanno avuto il loro da fare scoperchiando un parentopoli dalle proporzioni clamorose. E non sono mancate anche dure condanne.
In dettaglio Allesina - col contributo della National Science Foundation - ha condotto un’analisi di frequenza sui cognomi presenti nel database: più di 27.000 cognomi distinti appaiono almeno una volta, e la ricerca ha voluto rilevare se particolari cognomi ricorressero più spesso di quanto atteso in un dato settore. Per questo Allesina ha creato un programma che esegue un milione di estrazioni casuali per scoprire la probabilità di ottenere il numero di cognomi riscontrato nei dati reali. Per fare un esempio: fra i 10.783 accademici in medicina sono stati rilevati 7.471 cognomi distinti; in un milione di estrazioni casuali dal pool completo dei cognomi, il programma di Allesina non ha mai ottenuto meno di 7.471 cognomi distinti: una frequenza così bassa suggerisce l’esistenza di pratiche di assunzione familistiche. Il calcolo è stato ripetuto per ventotto settori disciplinari e la più alta probabilità di parentopoli è emersa per ingegneria industriale, legge, medicina, geografia e pedagogia. All’altra estremità troviamo i campi con distribuzioni di nomi più vicine a quelle casuali – e perciò con la più bassa probabilità di nepotismo: linguistica, demografia e psicologia. In un esperimento successivo, Allesina ha esaminato la distribuzione geografica del nepotismo in Italia. Con questo modello, ha testato la probabilità di avere lo stesso cognome di un altro professore nello stesso settore disciplinare e osservato come i valori ottenuti varino da Nord a Sud, con la probabilità di nepotismo che aumenta andando verso Sud, per culminare nelle isole. È però altrettanto evidente che nella parte alta della classifica ci sono prestigiose università del Nord: Modena e Reggio Emilia (15° posto), Parma (23°), San Raffaele di Milano (25°), Genova (29°), seguite immediatamente da Ferrara e Pavia. A conferma del rigore con cui è stata condotta la ricerca – non a caso f– va sottolineato come Allesina non abbia tenuto conto dei cognomi più comuni. Per i figli è certamente vantaggioso, soprattutto in un Paese ingessato come l’Italia, seguire le orme dei genitori. Come ricorda Allesina «il termine human-capital tranfer descrive l’insieme di conoscenze, relazioni personali, attitudini e passioni che si trasferiscono da una generazione all’altra.

E così i, i figli saranno naturalmente portati a scegliere la carriera dei genitori». Fedeli al detto: piccoli baroni crescono!

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