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Mediaset: condanna confermata, interdizione da ridefinire

I giudici della Cassazione dopo una lunga camera di consiglio rigettano i ricorsi sulle pene, ma rinviano alla Corte d'Appello la decisione sulla pena accessoria

Mediaset: condanna confermata, interdizione da ridefinire

Il presidente Antonio Esposito scandisce bene le parole, nell’affollata aula Brancaccio della Cassazione. É «irrevocabile», dice, la condanna a 4 anni ( di cui 3 coperti da indulto) di Silvio Berlusconi, per frode fiscale nelle operazione dei diritti tv Mediaset. Viene annullata con rinvio ad «altra sezione della Corte d’Appello di Milano» solo la parte che fissa la pena accessoria per l’interdizione di 5 anni dai pubblici uffici, in modo che possa essere «rideterminata nei limiti temporali».

Per il leader del Pdl è una débacle totale. A nulla sono servite le argomentazioni in punta di diritto di Franco Coppi, nè le contestazioni sui diritti della difesa violati di Niccolò Ghedini. I due difensori di Berlusconi non siedono in aula, ma hanno aspettato il verdetto accanto al Cavaliere.

E devono spiegargli, in termini giuridici, che i cinque giudici della Suprema Corte hanno accolto in pieno le richieste del sostituto procuratore generale Antonello Mura il quale, respingendo tutti i motivi di annullamento degli avvocati del Cavaliere, aveva appunto chiesto di correggere unicamente l’errore di calcolo della pena accessoria, riducendola da 5 a 3 anni.

Ad ascoltare il dispositivo della sentenza ci sono, invece, i legali degli altri imputati le cui condanne vengono confermate come quella di Berlusconi. «Una sentenza ingiusta e ingiustificabile in uno stato di diritto», esplode Roberto Pisano, legale del produttore Frank Agrama.

«Meglio con commentare», dice scuotendo la testa Filippo Dinacchi, che difende l’ex manager Mediaset Gabriella Galetto.

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