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Meglio togliere l'illusione I bimbi intuiscono la verità

di Hanno fatto benone a licenziare quel finto Babbo Natale, che oltre a negare l'esistenza dell'originale ha spiegato la faccenda ai bambini associandola a un tremendo fatto di sangue. La rivelazione della verità (Babbo Natale non esiste) è già di per sé traumatica, senza che le vengano accomunate stragi di pargoli. E non dovrebbe essere un estraneo, per di più in divisa e barba d'ordinanza, a troncare brutalmente un'illusione. Devono essere i genitori a farlo, scegliendo con cura il momento più opportuno nella crescita del bambino. Non si deve lasciare il delicato compito al caso, o a qualche compagnuccio più bastarduccio.
Ricordo, per esempio, di avere appreso l'orribile verità da un amico ghignante. Gli avevo confidato la preoccupazione che l'adorabile vecchio con il sacco si bruciasse, calandosi giù per il camino, e quel Franti si mise a ridere. Ricordo ancora il suo tono arrogante e sprezzante: non lasciava dubbi sul fatto che fosse lui a possedere la verità, che io ero stato ingannato e buttato inconsapevole a affrontare, pieno di romanticismo, un mondo di coetanei già pragmatici e disincantati.
Così vorrei allertare il mio primogenito, sei anni appena compiuti, già quest'anno. Mia moglie non vuole, dice che Nicola è troppo sensibile, troppo sognante, per togliergli adesso una bella illusione. Che non ne trarrebbe nessun vantaggio, anzi, e che così finiremmo per togliere gioia anche al più piccolo (Pietro ha un anno) che verrebbe subito condizionato dall'inevitabile cinismo fraterno.
La mamma ha ragione, certo, la mamma ha sempre ragione. E però. Però io sono sicuro che Nicola sappia già la verità, o almeno la intuisca. L'ho letto nei suoi occhi quando, l'anno scorso, ha visto comparire con il suo sacco, sotto l'albero, un Babbo Natale noleggiato per l'occasione. Nicola ha subito cercato con gli occhi il nonno, seduto a tavola con noi: e così mi sono reso conto che l'anno prima - il bambino aveva quattro anni - aveva capito che Babbo Natale era il nonno travestito. E che aveva taciuto per comodità sua e per fare un favore a noi, genitori e nonni che, ai suoi occhi, abbiamo piacere a impostare la sceneggiata del vecchio barbuto e panciuto.
Semplifico, naturalmente, perché entrare nella testa di un bambino di quell'età è difficilissimo. Bisogna riuscire a alzarsi al suo livello di fantasie e sensibilità altissime, mentre di solito si crede che occorra abbassarsi fino a mettersi al basso livello delle sue conoscenze e delle sue esperienze. I bambini, più delle stagioni, non sono quelli di una volta. Se per un verso diventano adulti più tardi, rispetto a quando molti piccoli dovevano cominciare presto a lavorare e c'era poco tempo per i sogni, d'altro canto hanno un maggiore uso di mondo. Affrontano più tardi la realtà della fatica e della sofferenza, ma ne conoscono prima la teoria, e non ha molto senso ingannarli a lungo teorizzando renne volanti e barbe donanti.
La televisione è uno straordinario strumento di conoscenza e apprendimento, fabbrica di sogni e insieme distruttrice dei sogni. Per un po' Nicola ha creduto davvero che l'universo fosse davvero popolato dagli alieni di Ben Ten, decisi a conquistare la terra e per fortuna sempre sconfitti. Aveva anche un po' paura, ma ora si è reso conto da un pezzo (giuro, non gliel'ho detto io) che se gli alieni esistono non li abbiamo ancora visti, e che probabilmente non hanno l'aspetto di Fango Fiammante.
Se non esiste - addirittura - Fango Fiammante, perché dovrebbe esistere Babbo Natale? Partirò proprio da qui per spiegare la faccenda a Nicola Giordano Guerri, quando verrà il momento. Presto, e pregandolo di conservare al fratellino ancora qualche anno di innocenza barbuta.
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giordanobrunoguerri.it

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