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Un milione per i poveri bloccato sei anni dai burocrati "ciechi"

Emigrato bellunese lascia un tesoro ai compaesani più sfortunati. Ma il Comune non lo utilizza: "Non è chiaro chi siano i bisognosi"

Questa è l'Italia vista da fuori, dall'estrema lontananza d'Australia: un curioso luogo dov'è molto facile fare del male, il più delle volte neanche a caro prezzo, ma dove è terribilmente difficile fare del bene. Certe volte letteralmente impossibile.
La buonanima di Angelo Bazzocco, che il Signore l'abbia in gloria, ci aveva messo le migliori intenzioni di valoroso emigrante e di uomo giusto: dopo una vita di lavoro e di fortuna nell'altro emisfero, aveva considerato cosa bella riservare una corposa eredità ai poveri del Paese d'origine, quel borgo di Arten, nel Bellunese, che aveva lasciato tanti e tanti anni fa «senza arte né parte», secondo la sua personale dichiarazione testamentaria.

Chi non dimentica da dove è partito, neppure nei momenti di massimo successo, dimostra di non avere accumulato solo ricchezze, ma anche un'invidiabile quota di sapienza. Così il vecchio emigrante veneto: nel 2000, al traguardo degli ottant'anni, mettendo un po' d'ordine prima di partire per il viaggio più lungo, decide di lasciare ai poveri della sua terra 500mila euro e il 40 per cento di due appartamenti, uno a Feltre e uno a Roma. È un gesto eclatante, tutto il paese ne parla, ma quando realmente il benefattore muore, nel 2005, si passa subito dalla bella favola vera alla più grottesca commedia italiana. Sbrigate le formalità del caso, da sei anni il regalo dello zio d'Australia è nella piena disponibilità del comune di Fonzaso. Ma da sei anni, come racconta Il Gazzettino, i soldi sono lì bloccati e non c'è verso di schiodarli. Si parla di un milione, mica patatine. Di più: si parla di un milione destinato ai miseri, agli eredi ideali di quel giovanissimo Angelo che partì per l'Australia con tanta fame e senza la minima idea di dove andasse a finire. Non c'è niente da fare: i poveri aspettano, ma finora nessuno ha ricevuto un euro. Il problema? La domanda è altamente cretina: siamo in Italia, il problema è la fattispecie, il comma, la postilla, per meglio dire quel dittatore dispotico e disumano che realmente - molto più di qualunque centrodestra e di qualunque centrosinistra - ci mette in ginocchio da tempo immemorabile, quella carogna infame definita come burocrazia.

«Purtroppo - racconta il sindaco Gianluigi Forlin - non si è ancora riusciti a precisare bene i beneficiari del testamento, proprio per la vaghezza della dicitura “ai poveri di Arten” usata da Bazzocco. Chi sono i poveri?». Certo, non siamo beceri primitivi tagliati con l'accetta: noi siamo i cultori del diritto, siamo i padri dei codici. Facile immaginare con quanto gusto e quanta passione i legulei di mezza Italia si stiano battendo per definire esattamente la figura del povero. Vogliamo scherzare? Si fa presto a dire povero: ma chi è davvero il povero? Chi di noi può oggettivamente dire chi è povero? È evidente, non ne vediamo abbastanza in giro. Giovani padri di famiglia rimasti senza lavoro, pensionate che ravanano nei rifiuti, anziani che non hanno soldi per pagare il riscaldamento: tutto così vago, tutto così generico. Serve un dibattito, uno studio, un consulto, per arrivare poi a una sublime definizione, che faccia scuola e soprattutto faccia giurisprudenza. Per noi, più che fare del bene, è fondamentale fare della giurisprudenza.

Rivela ancora il sindaco: «Un parere è stato chiesto ad un avvocato, al tribunale di Belluno, all'Anci. Ma ancora non ci siamo. Però noi vorremmo delle risposte concrete, per evitare che un domani qualcuno intenti una causa». E come no: c'è sempre qualcuno pronto a fare causa, ricorrendo, congelando, invalidando. Non siamo nella repubblica delle banane, per dio.
Così, nell'attesa di intenderci bene - con bizantina precisione, con epico slancio sofista - sulla definizione teorica di povero, un discreto numero di poveri veri geme nelle difficoltà con la lingua di fuori. Deve avere pazienza, questa gente: l'Italia è in ginocchio, ma è un Paese rigoroso. Non rinuncerebbe mai al suo zelo giuridico, non sarebbe mai capace di fare del bene così, alla buona, come dice la parola stessa. E se poi qualcuno fa causa? Caro Bazzocco, caro emigrante generoso, caro zio d'Australia: con i suoi soldi ci ha creato solo grattacapi.

Dia retta: in un'altra vita, se li goda lei.

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