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Il ministro smentisce retromarce. Parigi: onoriamo l'impegno. Gelo Ue sui fondi: a carico di Italia e Francia

RomaLa Torino-Lione si farà. Il cantiere non è stato abbandonato e, nonostante la crisi economica, Italia e Francia andranno avanti insieme. Lo ha confermato ieri il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, smentendo la notizia diffusa due giorni fa dal quotidiano parigino Le Figaro secondo cui l'Eliseo era pronto a fare marcia indietro sull'accordo. «Il progetto è totalmente confermato da parte nostra e in maniera piena da parte del governo francese - ha sottolineato Passera - ho parlato con il collega e posso assicurare che non c'è, in nessuna delle loro ipotesi, alcuna modifica agli impegni già presi a livello nazionale». Passera ha evidenziato che eventuali dubbi del nuovo esecutivo di sinistra guidato da François Hollande riguardano solo progetti non definiti, mentre la tratta Torino-Lione è stata già sancita dagli accordi internazionali e andrà avanti come da programma.
Tra l'altro, ieri, il Tar del Piemonte ha respinto la richiesta di sospendere in via d'urgenza le procedure di esproprio delle aree della provincia di Alessandria interessate dei lavori del Tav-Terzo Valico, bocciando così la richiesta fatta con due ricorsi da alcuni gruppi di cittadini, contrari alla realizzazione del collegamento ferroviario ad alta velocità tra Italia alla Francia. «L'interesse generale prevale su quello patrimoniale dei ricorrenti - hanno spiegato i giudici amministrativi - anche sotto il profilo delle potenziali conseguenze economiche di pregiudizio che deriverebbero per Rfi-Rete ferroviaria italiana».
Senza questa tratta l'Italia e il Nord-Ovest europeo rischiano di esser tagliati fuori dalle grandi reti di transito di merci. E non è un problema da poco se si considera che la crisi economica ha inciso già pesantemente sul commercio e, nel 2011, i carichi trasportati lungo quest'asse sono scesi da 11 a 4 milioni di tonnellate. Anche per questo il socialista Jean-Jack Queyranne, presidente del Consiglio della regione Rhone-Alpes, che ha come capoluogo Lione, pretende che la Francia rispetti gli impegni: «Sarebbe incomprensibile rinunciare a questa linea per cui sono già stati mobilitati 800 milioni di euro».
Parigi, quindi, ha le mani legate e non può che andare avanti. Ma lo fa con qualche riserva. L'Eliseo, infatti, chiede una revisione dei patti e soprattutto un intervento economico più incisivo all'Unione Europea. «L'alta velocità Torino-Lione è legata ad accordi internazionali e a un trattato - ha dichiarato un portavoce del ministero dei Trasporti -. Francia e Italia hanno dato la loro parola e ritornare su questa è fuori discussione. Ma l'accordo del 29 gennaio 2012 non è sufficiente. Per il progetto ne serve uno nuovo, che tenga conto dei finanziamenti disponibili, in particolare europei».
Una pretesa che è piaciuta poco agli organi dell'Unione Europea e la risposta non si è fatta attendere. «La Commissione ha un ruolo limitato in quanto la Tav è un progetto italo-francese e da qui devono quindi venire i finanziamenti principali - ha ribadito il commissario ai trasporti Siim Kallas -. Bruxelles può modificare le sue politiche in merito alla Tav, ma il suo futuro resta principalmente nelle mani di Italia e Francia».
Poi la stoccata finale, indirizzata a tutti i Paesi. «Il nostro impegno non può che essere modesto, visto che in questo momento di crisi non si vuole investire nel bilancio Ue - ha dichiarato Kallas -.

Se gli Stati membri ci dessero molti più soldi per gli investimenti in infrastrutture potremmo contribuire maggiormente, ma non possiamo investire più soldi di quelli che abbiamo».

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