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"Miracoli e amore del popolo. Così sono saliti agli altari"

Amato, prefetto della congregazione per le cause dei santi: "Continuano ad arrivare segnalazioni di fenomeni inspiegabili"

"Miracoli e amore del popolo. Così sono saliti agli altari"

Cardinale Angelo Amato, a lei che è prefetto della Congregazione per le cause dei santi chiediamo: perché Giovanni Paolo II è santo?

«La santità di Giovanni Paolo II, come quella di ogni santo canonizzato, è misurata dai seguenti criteri: eroicità delle virtù cristiane e fama di santità e di miracoli. L'eroicità delle virtù cristiane significa che Giovanni Paolo II ha vissuto le virtù teologali (fede, speranza e carità) e cardinali con quelle annesse (prudenza, giustizia, fortezza, temperanza, umiltà, povertà, misericordia, bontà...) in modo superiore agli altri battezzati. Questa superiorità virtuosa è testimoniata dall'ammirazione, dallo stupore e anche dall'imitazione che suscitava dentro e fuori la Chiesa. Giovanni Paolo II è un eroe del Vangelo: lo viveva, lo predicava, lo praticava. Per questo si fece missionario nel mondo. In lui c'è un “di più” di fedeltà evangelica».

Quanto ai miracoli?

«A questo eroismo evangelico si aggiunge la grande fama di miracoli, goduta sia in vita sia soprattutto dopo la morte. Nei giorni scorsi è giunta dal Brasile l'ennesima comunicazione di una grande grazia ottenuta per intercessione del Pontefice. Del resto, il famoso grido “santo subito” non fu altro che l'espressione del sentire dei fedeli nei confronti di questo Papa straordinario non solo per dottrina, ma anche per santità. La mia personale esperienza non fa che confermare questo sensus fidelium».

Però la velocità del processo per Giovanni Paolo II continua a destare dubbi sulla sua scrupolosità.

«Papa Benedetto XVI concesse una duplice facilitazione: l'esenzione dei cinque anni canonici per l'inizio dell'inchiesta di beatificazione e canonizzazione e una corsia preferenziale per l'intero iter processuale. Questo non ha significato superficialità. Al contrario, il processo ha seguito puntualmente le disposizioni canoniche per quanto riguarda sia il riconoscimento delle virtù sia l'esame dei miracoli. Tutto si è svolto con attenzione e grande professionalità da parte degli storici, degli scienziati, dei teologi e dei cardinali e vescovi membri dell'Ordinaria (la riunione delle decisioni finali, prima del Santo Padre, ndr). I volumi della Positio (così si chiama il dossier in quattro tomi relativo alle testimonianze e alle difficoltà, ndr) testimoniano che niente è stato omesso e a tutto si è data una risposta adeguata e motivata».

Per Giovanni XXIII si è proceduto alla canonizzazione per equipollenza. Che significa? Sarà un santo minore?

«La canonizzazione equipollente - che, ad esempio, Benedetto XVI ha riservato a Ildegarda di Bingen e Papa Francesco ad Angela da Foligno, Pietro Favre, José de Anchieta, François Laval e Maria dell'Incarnazione - riguarda persone sante dei secoli passati e non è per niente arbitraria ma ben fondata. Essa, infatti, può aver luogo solo quando si verificano tre precise condizioni: possesso antico del culto, costante e comune attestazione di storici degni di fede sulle virtú o sul martirio e ininterrotta fama di prodigi».

In questi casi che accade?

«Il Sommo Pontefice, di sua autorità - su petizione motivata dei richiedenti - può procedere alla canonizzazione equipollente, cioè all'estensione del culto alla Chiesa universale tramite la recita dell'ufficio divino e la celebrazione della messa, senza alcuna sentenza formale definitiva e senza compiere le consuete cerimonie proprie di ogni canonizzazione. Non si tratta di santi minori. La loro santità - si pensi, ad esempio, ad Angela da Foligno - è stata collaudata dai secoli e quindi il Pontefice la riconosce ufficialmente».

È il caso di Giovanni XXIII?

«No. Per Giovanni XXIII non c'è canonizzazione equipollente ma formale, insieme a quella di Giovanni Paolo II. Papa Francesco, cioè, in una cerimonia pubblica solenne pronuncia la formula di canonizzazione».

Resta però una canonizzazione improvvisa e forse anche inaspettata. Come si è arrivati a questo traguardo?

«Il 3 giugno 2013 la Postulazione generale dell'Ordine dei Frati Minori, che fin dall'inizio ha seguito la causa di canonizzazione di Giovanni XXIII, ha rivolto a Papa Francesco una supplica per ottenere la canonizzazione dello stesso Beato con una procedura speciale in considerazione dell'eccezionale vastità del culto liturgico, dell'estesissima fama sanctitatis et signorum e dell'indiscussa attualità della figura e dell'opera di Giovanni XXIII».

E Papa Francesco, come ha risposto?

«Francesco, prima di accedere alla petizione, ha voluto che la Congregazione delle cause dei Santi esaminasse la supplica, elaborasse la Positio e sottoponesse la questione alla sessione ordinaria dei padri cardinali e vescovi del dicastero».

Ma lui che cosa pensa di Giovanni XXIII?

«Le riporto le parole che pronunciò il 3 giugno 2013, cinquantesimo anniversario della morte di Giovanni XXIII, accogliendo i pellegrini della diocesi di Bergamo: “Chi come me ha una certa età mantiene un vivo ricordo della commozione che si diffuse ovunque in quei giorni: piazza San Pietro era diventata un santuario a cielo aperto, accogliendo giorno e notte fedeli di tutte le età e condizioni sociali, in trepidazione e preghiera per la salute del Papa. Il mondo intero aveva riconosciuto in Papa Giovanni un pastore e un padre. Pastore perché padre”. E così concluse: “A cinquant'anni dalla sua morte, la guida sapiente e paterna di Papa Giovanni, il suo amore per la tradizione della Chiesa e la consapevolezza del suo costante biogno di aggiornamento, l'intuizione profetica della convocazione del Concilio Vaticano II e l'offerta della propria vita per la sua buona riuscita, restano come pietre miliari nella storia della Chiesa del XX secolo e come un faro luminoso per il cammino che ci attende”».

Che cosa lega Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II?

«Papa Francesco ha voluto unire in un'unica celebrazione la canonizzazione di due Papi santi, l'uno che ha ideato e iniziato il Concilio Ecumenico Vaticano II, l'altro che ha sviluppato in modo armonico le molteplici potenzialità dei documenti conciliari».

Il secolo scorso ha offerto alla Chiesa tanti Pontefici santi ma esponenti della gerarchia, come il cardinale Martini, sono stati critici sulla canonizzazione dei Papi.

«È stupefacente l'onda di santità che ha investito il Papato in questi ultimi tempi con la canonizzazione di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II. A ciò si aggiungono i processi di beatificazione di Pio XII, Paolo VI, Giovanni Paolo I. Sembra che i Pontefici Romani, seguendo i primi papi della Chiesa, tutti martiri e santi, vogliano motivare l'autorevolezza del loro magistero pastorale con la lezione sempre vincente e convincente della loro santità. Ma le cause di canonizzazione non iniziano “dall'alto”, ma “dal basso”.

Non è la Congregazione delle Cause dei Santi a dare inizio d'ufficio a una causa ma i fedeli a spingere i pastori a iniziare le cause e a portarle a conclusione, collaborando attivamente con la preghiera, con la conoscenza della vita virtuosa dei Servi di Dio e con la richiesta di grazie temporali e spirituali».

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