Politica

Monti gioca con la patrimoniale

Ancora annunci e smentite. Il Prof ammette: "Vorremmo introdurla, ma non abbiamo gli strumenti"

Vorrei ma non posso. O meglio, ci sarebbe piaciuto introdurre una patrimoniale in passato, ma poi ci hanno fermato le resistenze di un pezzo di maggioranza e la prospettiva di un salasso di capitali dall'Italia verso l'estero e quindi la prospettiva di un fallimento.
Nuova giornata di affermazioni e smentite per il governo Monti. Protagonista, il premier in persona. Le sue parole sono rimbalzate da Milano, dove si teneva il forum italiano del Financial times, fino a Roma. «We want to introduce an overall tax on wealth, but as we don't have the instruments (at the moment), we don't want to contribute to capital going away». Confidenza in lingua madre - così come riportata dalle agenzie - concessa a un'audience straniera e dal senso chiaro: «Vogliamo approvare una patrimoniale, ma non abbiamo gli strumenti e non vogliamo contribuire all'uscita di capitali dall'Italia». Immediate le proteste dei politici, in particolare Pdl.
Poco dopo la correzione di rotta, affidata a una nota di Palazzo Chigi, che inserisce la frase incriminata nel contesto di un ragionamento molto più complesso e la riporta alla tesi già espressa dal governo sul tema. In sintesi: la patrimoniale c'è già ed è l'Imu più la stretta fiscale sulle attività finanziarie.
Il presidente del Consiglio «non ha affatto annunciato un intervento di tassazione sui patrimoni». Ha detto di «non essere pregiudizialmente contrario ad una modesta tassazione generalizzata del patrimonio», poi ha ripercorso le decisioni recenti in tema di fisco, quando l'idea di una patrimoniale è effettivamente stata presa in considerazione. A questo proposito ha ricordato «il contesto in cui il governo ha operato» e «la mancanza di una base conoscitiva sufficientemente dettagliata e la necessità di evitare massicce fughe di capitali all'estero». La scelta è caduta su un intervento che ha colpito «su varie componenti della ricchezza patrimoniale separatamente, con un risultato effettivo in qualche modo paragonabile». Quindi la patrimoniale c'è: aumento delle tasse sulle attività finanziarie e l'Imu.
Il governo si è fermato e ha abbandonato l'idea di una tassa generalizzata perché una parte della «maggioranza multicolore», cioè il Pdl, non la voleva. Poi perché il rischio che i capitali fuggano, effettivamente c'è. Se non è stata introdotta la tassa (che gran parte del centrosinistra vorrebbe) è perché in realtà qualcuno, anche nel governo, sospetta che porterebbe poco o niente alle casse dello Stato. O, addirittura, avrebbe effetti depressivi per l'economia (come quelli registrati a causa dell'aumento dell'Iva) con inevitabili ricadute sui conti pubblici.
È vero che la patrimoniale «c'è in molti paesi altamente capitalisti. In Italia ce ne sono alcune importanti componenti. Ma la cosa peggiore - ha detto Monti al forum - sarebbe dire sì, vogliamo la patrimoniale senza avere gli strumenti per introdurla. Avrei un approccio» molto prudente alla materia.
Smentite a parte, le parole del premier sono suonate come un passo verso chi chiede una tassa in stile Hollande o una ulteriore stretta sugli immobili.

Per molti, anche per l'Udc, è già un punto del programma per il Monti bis.

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