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Monti: "I poteri forti ci hanno mollato"

Il presidente del Consiglio se la prende con Confindustria e il Corriere: "Il mio governo ed io abbiamo sicuramente perso in questi ultimi tempi l’appoggio che gli osservatori ci attribuivano, spesso colpevolizzandoci, dei cosiddetti poteri forti perché non incontriamo favori in un grande quotidiano rappresentante e voce di potere forte e in Confindustria"

Monti: "I poteri forti ci hanno mollato"

Per mesi ha negato dicendo di non essere espressione dei poteri forti. Oggi Mario Monti fa una mezza ammissione: "Il mio governo ed io - dice collegato in videconferenza al congresso nazionale delle fondazioni bancarie, in corso a Palermo - abbiamo sicuramente perso in questi ultimi tempi l’appoggio che gli osservatori ci attribuivano, spesso colpevolizzandoci, dei cosiddetti poteri forti perché non incontriamo favori in un grande quotidiano (il Corriere? ndr) rappresentante e voce di potere forte e in Confindustria".

Avremmo potuto fare di più e meglio

Monti è soddisfatto dell'azione del governo, ma al contempo fa qualche autocritica: "Nell’ultimo anno - ricorda il presidente del Consiglio - l’Italia ha attraversato momenti difficili ma abbiamo iniziato con forza, supportati con coraggio dai nostri cittadini, un discorso serio di riforme strutturali. Oggi l’opinione pubblica appare concentrata a constata, qualche volta denuncia, la mancanza dello slancio riformatore del nostro governo. Non posso negare che avremmo potuto fare di più e meglio, ma molte delle riforme sono state messe a punto con incisività, nonostante molte di queste riforme infrangessero molti dei tabù che erano intoccabili. Penso alla riforme della pensioni".

Grati alla Germania

C'è un passaggio in cui il premier dice grazie alla Merkel. "Le istituzioni hanno troppe volte agito in modo tardivo miope e unidirezionale. Il rigore dei conti pubblici, lo dico a scanso di equivoci, non è in discussione. Questa deve essere una condizione per tutto il Paese. Dobbiamo essere grati a chi ha tracciato la strada.

È il caso della Germania".

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