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Monti scaricato da Passera e dai cattolici

Finisce il feeling tra il ministro per lo Sviluppo Economico e Monti. Passera stronca l'Agenda: "Poco coraggiosa". Salta l'intervento del premier a Todi. Vertice con Fini e Casini sulle liste

Monti scaricato da Passera e dai cattolici

Roma Non è certo un pranzo di gala. Il professor Monti assaggia sulla propria pelle le prime delicatessen riservate dalla politica. Non siamo più alle schermaglie elettorali, ai crudi botta e risposta, alle noiose riunioni preliminari con i dinosauri dei partiti. Proprio mentre il tour de force finale lo obbliga a vagliare la bellezza di oltre 2mila curriculum («la fiera delle autocandidature», ironizza Andrea Romano), mentre la mole di contatti telefonici - come s'è visto - lo obbliga a violare persino la sacralità della basilica di San Pietro, e le spine delle liste a passare di riunione in riunione (ieri nel tardo pomeriggio con Casini e Fini per tentare di superare le tante spine della via Crucis), ecco arrivare il classico «bacio» che non ti aspetti. Senza che il gallo abbia cantato.
La «conversazione» di Corrado Passera con il direttore Ferruccio De Bortoli, una paginata intera del quotidiano di via Solferino, non segnala infatti solo il raffreddarsi del mondo che ruota attorno al Corrierone, ma anche quello di varie cerchie cattoliche e bancarie (a cominciare, si direbbe, da Giovanni Bazoli che puntava all'operazione «Prodi-bis»). Una presa di distanze che suona non come attestato di sfiducia nei confronti dei compagni di viaggio di Monti (scontato), bensì della possibilità che il Prof raggiunga almeno la sufficienza. Vale a dire che se un personaggio prudente come Passera comincia già a riposizionarsi, il flop alle urne di Monti è molto più di un'eventualità. Per fare cosa si vedrà poi (ministro con il Pd?). Per ora basti la critica feroce dell'agenda Monti, che «non va, serviva più coraggio, un'occasione persa, hanno vinto vecchie logiche di corrente».

Il racconto di Passera sulla propria estromissione è chiaro e puntuale, cremoso e godibile come un pasticcino all'arsenico. Con il the servito al termine, in rete, come oggi si conviene: «Ci sono anch'io», scrive l'ex numero uno di Intesa sulla postazione Twitter appena inaugurata. Account dal quale apprendiamo che «tiene famiglia numerosa» e s'accinge a restare senza lavoro: «Papà di Sofia, Luigi, Luce e Giovanni, marito di Giovanna, amante dell'Italia, ministro della Repubblica». Così Passera in web propone una propria «agenda» (modello rinforzato, rispetto alla «montiana») e l'appoggio al Prof-persona («Mai accetterei di candidarmi contro») unito a quello per Giannino («La sua iniziativa non può non fare parte del cambiamento che vogliamo»).
Il Prof non l'ha presa bene. Anche perché nella stessa giornata il Forum di Todi (Confartigianato, Confcooperative, Coldiretti, Compagnia delle Opere, Cisl, Mcl, Acli), di cui Passera era uno dei trait-d'-union, ha revocato l'invito al Prof per l'appuntamento di giovedì prossimo. Sarà allora per controbilanciare certe perdite, che è stata resa nota la richiesta di Marco Pannella a Monti affinché ospiti la sua lista, che ha l'amnistia come tema specifico. Il Prof fa sapere che ci sta pensando. Anzi, che «è molto interessato» (e visto che la cosa potrebbe risultare assai sgradita al Vaticano, a fare da messaggero è Andrea Olivero, ex Acli).

La «ciccia» di questa giornata così pesante arriva però dalla composizione delle liste, che il premier vorrebbe pronte per domani, ma che sulle quote in Senato e su alcuni nomi s'è ancora arenata. I montisti vogliono due terzi per sé e un terzo a Udc e Fli; gli altri pensavano al 40 e 60 per cento (con Casini nella parte del leone). Monti aveva tagliato corto: «Niente quote, valgano i curriculum e il vaglio di Bondi». Ulteriore sollevazione, sui criteri da aggirare: due deroghe, ma escludiamo i leader.

Oppure: massimo due legislature alle spalle, ma quella 2006-08 è durata solo due anni, allora perché non farne tre? E così via, fino all'esaurimento delle scorte (di pazienza).

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