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Monti si arrende: Pil in picchiata a -2,4%

Monti si arrende: Pil in picchiata a -2,4%

RomaCalo del Pil superiore rispetto alle previsioni di primavera, che non erano certo rosee. Meno 2,4% è l'aggiornamento al Def approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Cassandre confermate anche sul 2013: il Paese resterà in recessione anche il prossimo anno per tornare a crescere, forse, nel 2014. Scenario gotico da digerire così com'è, perché di misure per lo sviluppo per il momento non ce ne sono. Ieri il Consiglio dei ministri non ne ha parlato.
Non c'era il ministro Corrado Passera, ma la priorità è congelare ogni decisione a rischio spesa per non compromettere l'equilibrio trovato sui conti. Impegno che - è l'avvertimento lanciato ieri da Monti - deve essere confermato anche nella prossima legislatura: «Se l'Italia non continuasse sulla strada intrapresa per il risanamento, non solo i mercati darebbero segnali negativi, ma per l'Italia sarebbe più difficile continuare a esercitare un'influenza in Europa e la cosa si rivolgerebbe in un senso non favorevole» anche per la crescita. Messaggio rivolto alla maggioranza, distratta dai preparativi per le elezioni di primavera. In questi giorni, le rare volte che Pd e Pdl si sono rivolti al governo, è stato per chiedere più coraggio sulla crescita.
E quanto siano necessarie ieri è emerso dall'aggiornamento del Def, approvato ieri dal governo. Quest'anno il Pil calerà del 2,4 per cento. Ad aprile il governo aveva previsto un meno 1,2 per cento, ma anche pochi giorni fa circolava un dato migliore: meno 2,1 per cento. Altra novità rispetto alle previsioni di primavera, il meno 0,2 per cento anche per il prossimo anno, che non impedisce al premier di vedere per il 2013 una ripresa: «Non vorrei abusare di espressioni troppo usate, ma la luce della ripresa si vede». Secondo il Def l'Italia crescerà dell'1,1% nel 2014 e dell'1,3% nel 2015.
A fronte del deterioramento dell'economia, il governo conferma gli impegni di bilancio pubblico: il deficit-Pil scenderà allo 0,9% nel 2012, per raggiungere il pareggio di bilancio strutturale (cioè al netto della congiuntura economica) l'anno prossimo. Obiettivi confermati anche sul debito pubblico. «È prevista - si legge ancora nel comunicato - una riduzione dai 123,3 punti percentuali dell'anno in corso a 122,3% nel 2013, 119,3% nel 2014 e 116,1% nel 2015, al netto dei sostegni erogati o in corso di erogazione ai Paesi dell'area euro». Per abbatterlo, ha spiegato il ministro dell'Economia Grilli, sono previste dismissioni pari all'1% del Pil all'anno. Le privatizzazioni riguarderanno «sia degli immobili sia delle partecipazioni pubbliche».
Nessuna novità sulla crescita (il decreto sarà approvato, è all'esame del ministero dell'Economia che sta ridimensionando diversi capitoli e ieri il ministro Passera era all'estero), se non quelle che usciranno dal confronto tra sindacati e Confindustria sulla produttività. Difficile, quindi, una riduzione della pressione fiscale, nemmeno sul «lungo periodo», come ha chiesto ieri il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. Con le misure del governo, ha ricordato ieri, la pressione rischia di arrivare «al 55% se si considera il sommerso. Gli unici soldi a disposizione del governo servono a evitare l'aumento dell'Iva di due punti che scatterà in luglio: «Lavoriamo - ha confermato Monti - per scongiurarla fino a sine die».
Ma prima c'è la grana della Fiat. «Mi aspetto chiarezza», dal Lingotto, ha detto alla vigilia dell'incontro con l'ad Sergio Marchionne. Qualche battuta anche sull'Europa e la Germania: «L'ho detto a Merkel, ma perché non siete più orgogliosi sulla metà piena del bicchiere greco anziché rattristati, frustrati al limite del disprezzo, sulla parte vuota del bicchiere?». L'Europa deve diventare più «organicamente funzionante», ma gli Stati Uniti d'Europa no.

«C'è chi non lo vuole».

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