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Napolitano finge ottimismo però prepara la ramanzina

Il Quirinale non condivide la rivoluzione di Matteo ma sceglie la strategia attendista. Il pranzo con Renzi e metà esecutivo in un clima di condivisione

Napolitano finge ottimismo però prepara la ramanzina

Cordialità, sorrisi, persino un brindisi. All'una Matteo Renzi sale sul Colle con mezzo governo per preparare il Consiglio europeo della prossima settimana e, sorpresa, trova un'aria tutt'altro che ostile. Niente ramanzine, nessun ammonimento, nemmeno un invito a moderare i toni. Anzi, il pranzo di svolge «in un'atmosfera di grande condivisione» e si conclude con gli auguri di «buon lavoro» al presidente del Consiglio, prossimo al debutto in un vertice europeo. Ma attenzione, l'odierna benevolenza del capo dello Stato non significa che il Quirinale si sia schierato con la rivoluzione di Matteo. Piuttosto, giudizio sospeso. «Wait and see», spiegano.

Se ha, come pare, dei dubbi sulla Svolta Buona, Giorgio Napolitano ancora non li tira fuori. Se pensa che il taglio dell'Irpef non abbia le coperture, prima di esprimersi vuole vedere le carte. Se anche non condivide la strategia aggressiva di Matteo nei confronti delle istituzioni europee per allentare i vincoli di qualche decimale e costruire un tesoretto, il presidente non ritiene di parlarne: lo hanno già fatto Bce e Commissione europea, e del resto il premier ha pubblicamente dichiarato che l'Italia rispetterà gli impegni. E se l'Italicum non gli piace, se teme che alcune parti della nuova legge elettorale non rispettino le indicazioni della Corte Costituzionale, non giudica questa l'occasione migliore per aprire la pratica, tanto più che manca ancora il passaggio al Senato.

No, raccontano, l'appuntamento sul Colle ha un'altro spirito. Non è un colloquio politico o un consulto Napolitano-Renzi, ma un pranzo di lavoro al quale Matteo si presenta con i ministri Pier Carlo Padoan, Federica Mogherini, Giuliano Poletti e Federica Guidi e i sottosegretari Graziano Delrio e Sandro Gozi. Un «incontro di routine» in cui si illustrano i dossier e si fissano le linee guida generali. Succede da sempre, alla vigilia dei vertice europei, succede pure stavolta. E siccome i due temi principali nell'ordine del giorno del Consiglio Ue saranno l'energia e la crisi ucraina, a fare la parte del leone sono le due Federiche. La Guidi parla di energia e di competitività, la Mogherini legge una relazione sulla Crimea: l'Europa proporrà a Kiev un trattato di amicizia e accennerà all'ipotesi di sanzioni contro Mosca. Poi tocca a Padoan, con il bilancio.

Finisce con la bicchierata benaugurante. Prima del Consiglio europeo di giovedì e venerdì, Renzi volerà oggi a Parigi per vedere Francois Hollande e lunedì a Berlino per il cruciale faccia a faccia con Angela Merkel. Per Matteo, due viaggi-chiave per far passare la strategia dei conti. Per Napolitano, la prova-finestra a conferma della nostra credibilità internazionale, argomento che preoccupa assai il capo dello Stato. Già nei giorni scorsi il Quirinale è felpatamente intervenuto sui pagamenti della pubblica amministrazione, spiegando a Palazzo Chigi come fare a saldare le imprese senza infrangere i vincoli di Bruxelles. E quando avrà le carte, cioè il Dpef, dirà la sua pure sulla Svolta Buona.

Quanto all'Italicum, Napolitano aspetterà il testo definitivo licenziato dal Senato. Certo, se troverà profili di incostituzionale, potrà rimandare la legge alle Camere.

Ben sapendo però che il governo Renzi è l'ultima carta della legislatura.

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