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Ncd, cercasi leader disperatamente

La permanenza di Alfano non è più vista di buon occhio: ci vuole una figura di peso che si occupi soltanto del partito

Ncd, cercasi leader disperatamente

Cercasi disperatamente una rotta comune. Le ceneri della sconfitta elettorale sono ancora calde e quel 4,3% strappato da Ncd-Udc alle Europee - una percentuale che non consentirebbe il superamento della soglia prevista dall'Italicum per il Parlamento nazionale - accende una serie di dubbi e interrogativi a cui nessuno è ancora in grado di dare risposta. Tre giorni fa il senatore calabrese Giovanni Bilardi scriveva su Twitter: «Attendiamoci l'ingresso in maggioranza di Vendola. A quel punto usciremo noi». Una «previsione» che esemplifica uno dei tanti segnali che arrivano dal territorio affinché si affrontino una serie di questioni di fondo, considerate dirimenti.
La prima riguarda la necessità di un cambio di passo «politico». Sia che si resti al governo, sia che si passi all'opposizione la permanenza del leader Angelino Alfano agli Interni da molti non è identificata come la soluzione migliore. Ci vuole una figura di peso che si occupi soltanto del partito, scelta tra Alfano e Maurizio Lupi. Il secondo aspetto riguarda la ricomposizione del centrodestra. È evidente la divisione tra coloro che auspicano il ritorno nel perimetro di gioco più naturale e coloro che invece reputano irreversibile il percorso intrapreso insieme a Matteo Renzi. In ogni caso restare nella Terra di Mezzo non ha più senso. La posizione ambigua sottoposta agli elettori, quella all'insegna del «siamo con il Pd, ma solo momentaneamente» non può reggere alla prova del tempo.

Il problema è che anche chi vorrebbe a dialogare con Forza Italia non si fida dell'approccio troppo «monarchico» di Silvio Berlusconi. In questo senso gli occhi di tutti sono puntati sulla definizione del regolamento delle primarie di coalizione e sulla prima possibile applicazione in Calabria.

Al contrario coloro che intendono restare attaccati al carro renziano, invocano un approccio simile a quello della Lega nel governo Berlusconi, una sorta di continuo distinguersi, con conseguente minaccia di strappi e rotture. Una linea che l'esiguo risultato elettorale rende, però, irrealistica.

Il terzo punto riguarda la costruzione del partito. Molti lamentano l'assenza di una reale democrazia interna. Il fatto è che - come dimostra il tasso di preferenze raccolto dal partito, il più alto tra tutte le forze politiche davanti alla Lista Tsipras - la stragrande maggioranza degli elettori hanno votato le persone, non il simbolo Ncd. Un dato sottolineato, ad esempio, nell'interessante lettera di Giorgio La Porta, pubblicata dal sito Formiche. La Porta si concentra sul dato di Roma. «Qui storicamente non si vota per i candidati e oltre il 95% dei voti di lista è senza la preferenza, perché è una realtà così ampia che non premia il contatto con il territorio, ma favorisce il voto agli opinion leader.

Ncd ha conquistato un magrissimo 3,67% con 43mila voti. Tra questi vi sono 40mila preferenze. Un dato in perfetta controtendenza con i risultati degli altri partiti (con al massimo un 5% di preferenze) che dimostra come vi sia solo il consenso verso gli amministratori locali e un voto di opinione praticamente pari a zero». Un deficit a cui secondo molti si dovrebbe ovviare con un rinnovamento dei quadri regionali. Nel Lazio, ad esempio, alcuni settori di Ncd suggeriscono la sostituzione di Fabrizio Cicchitto, attuale coordinatore, con Roberta Angelilli, forte di circa 26mila preferenze. I suoi impegni nazionali non lo rendono adatto a un incarico che deve essere basato su un costante contatto con il territorio, è la tesi che si sente ripetere.

E adesso di fronte all'emergenza tutti devono fare autocritica e rimettersi in discussione.

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