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Big democratici e onorevoli: la rete della zarina della Tav

Nelle intercettazioni del gip che ha fatto arrestare la Lorenzetti compaiono anche Bersani e Finocchiaro

Big democratici e onorevoli: la rete della zarina della Tav

Roma - Non c'è solo l'accusa di corruzione per l'ex presidente di Italferr (s'è dimessa ieri) ed ex governatrice umbra Maria Rita Lorenzetti, nelle 450 pagine dell'ordinanza del gip di Firenze. Nel documento che ha mandato ai domiciliari l'esponente Pd con altri cinque c'è anche l'ennesimo spaccato dell'intreccio tra affari e politica, il «sistema Pd» che si muove per risolvere problemi non solo squisitamente politici. Entrature, chiacchiere, abbocchi che con l'inchiesta penale non c'entrano, visto che gli altri politici sono estranei all'indagine, ma che sono finite nella rete delle intercettazioni, e disegnano la rete di relazioni tra la Lorenzetti, i suoi «uomini» e una serie di esponenti del Pd, a cui ci si rivolge di volta in volta per cercare di capire le mosse del governo su una determinata questione, per caldeggiare una candidatura «premio», per ottenere un placet politico su lavori che interessano la Tav.

Persino il nome dell'ex segretario Pier Luigi Bersani viene «evocato» quando la «squadra» della Lorenzetti cerca un posto nella giunta siciliana di Crocetta per il geologo piddino Gualtiero «Walter» Bellomo, che secondo gli inquirenti considerava l'upgrade politico un riconoscimento per il lavoro svolto «conto Tav» nella commissione Via del ministero dell'Ambiente. Il 21 novembre Bellomo è con la senatrice Pd Anna Finocchiaro, e dà istruzioni al telefono a un ex consigliere regionale siciliano: «Quando tu vedi Bersani (...) devi assolutamente parlargli e dirgli che deve chiamare subito Anna Finocchiaro». Ribadisce la richiesta via sms anche al segretario regionale del Pd Giuseppe Lupo (che ieri l'ha sospeso dal partito), spiegandogli di sollecitare Bersani perché «potresti avere un altro assessore amico». Non se ne fa niente. Eppure, intorno alle ambizioni del geologo, un mese dopo si muovono ancora molti notabili del partito. Bellomo chiama la Lorenzetti e le spiega di voler puntare al Palazzo: «Ne ho già parlato con Anna (Finocchiaro, ndr), insomma lei dice che è d'accordo (...) le ho chiesto che questa volta voglio fare il parlamentare». Poi, «quasi ad avvalorare i suoi meriti e il maturato diritto a poter chiedere anche un incarico di parlamentare», spiegano gli inquirenti, Bellomo «riferisce» alla Lorenzetti che «sta per chiudere» un parere. Nonostante la Lorenzetti si spenda per lui, caldeggiandone col partito la candidatura in Sicilia «invece che quel Lauricella (poi eletto, ndr) che mi pare una prugna secca», anche il Parlamento resta un sogno, dopo il rifiuto di Bellomo - che prende contatti anche con l'imprenditore dalemiano Roberto De Santis - di partecipare alle «parlamentarie» del Pd. La Lorenzetti non demorde: «Speriamo ci sia spazio nel governo. Tu saresti davvero una risorsa».

La «squadra» - per il gip una «stabile associazione a delinquere» - non pensa solo alle carriere politiche. Sfrutta le conoscenze per lavorare meglio. A novembre il gruppo teme che l'allora ministro Clini voglia accorpare due commissioni. Lo stesso Bellomo chiama l'onorevole Pd Raffaella Mariani, avvertendola del «pericolo», e la deputata «assicura il suo interessamento»: «Mettiamo le mani avanti anche in Cdm». È direttamente la Lorenzetti, invece, a garantire che chiederà ad Assisi il 6 dicembre una firma al ministro Ornaghi per un'autorizzazione. Ed è ancora lei che alla vigilia della perquisizione, parlando con i collaboratori dei lavori a rilento, sostiene di avere «la piena disponibilità» del governatore toscano Rossi: «Ho incrociato Enrico Rossi più di una volta, mi ha detto, “per carità, qualsiasi cosa” (...) insomma il capo di gabinetto, Baretta, “e se c'è qualcosa di più politico”, ha detto, “casomai chiama me”». Nelle carte Rossi è indicato come colui che ha preso la decisione di rimuovere il capo dell'ufficio «Via» regionale, Fabio Zita, su input della Lorenzetti. Per gli inquirenti Rossi «indipendentemente dalla buona fede (...) ha di fatto consentito all'associazione criminale di escludere un funzionario pubblico scomodo». Un punto su cui, ieri, Sandro Bondi ha chiesto lumi a Rossi. Sempre la Lorenzetti regala una «citazione» negli atti a

html">Matteo Renzi e al suo super dirigente e «braccio destro» in Comune Giacomo Parenti, che assicura alla «squadra» dell'ex governatrice «il sostegno del comune di Firenze in merito alla variante che prevede il consolidamento della Fortezza da Basso».

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