Politica

Niente ammucchiate La corsa elettorale comincia adesso

Ci avevano fatto credere che il primo Ferragosto dell'era montiana sarebbe stato ben diverso dall'ultimo di quella berlusconiana. Sono stati di parola: siamo tutti più poveri, più incavolati e persino più impauriti pensando al futuro

Ci avevano fatto credere che il primo Ferragosto dell'era montiana sarebbe stato ben diverso dall'ultimo di quella berlusconiana. Sono stati di parola: siamo tutti più poveri, più incavolati e persino più impauriti pensando al futuro. È negativo il bilancio di governo ma lo è anche quello di una maggioranza innaturale voluta da Napolitano. Se il buongiorno di una grande coalizione lo si vede dal mattino, va da sé che l'esperimento è da archiviare e solo degli incoscienti in malafede possono pensare di riproporlo per il futuro. L'ipotetica nazionale della politica potrebbe funzionare solo se avesse un obiettivo chiaro e condiviso, se lo spogliatoio fosse affiatato, l'allenatore riconosciuto da tutti come leader indiscusso, se in campo tutti giocassero con lealtà. Lo abbiamo visto, non è così. Ognuno gioca per sé, non contro l'avversario comune ma per ostacolare i compagni e meglio piazzarsi, nella sua testa, in vista della campagna acquisti. Casini in questo senso è un fuoriclasse: crea zizzania continua, spaccia un inesistente partito dei cattolici (neppure la Dc lo era) come soluzione dei problemi, si vende al migliore offerente pensando di incassare come premio il Quirinale. Bersani e il Pd sono ancora fermi, dopo 18 anni, all'antiberlusconismo militante come programma di governo, nel Pdl più d'uno pensa a salvare il posto più che il Paese e per farlo è disposto ad allearsi con chicchessia. Come può l'ex ministro Frattini pensare che un simile scenario di bande armate una contro l'altra possa diventare ipotesi di governissimo, Dio solo lo sa.
Passato Ferragosto si è ufficialmente in campagna elettorale. Mi auguro che il Pdl ci entri con il piede giusto, perché è l'ora della chiarezza. Da una parte ci siamo noi liberali alleati ai cattolici, dall'altra i socialdemocratici con ex e neo comunisti. Non c'è possibilità di accordo su nulla. Dalle ricette economiche per uscire dalla crisi, all'idea di Stato, dai principi etici alla politica estera, noi siamo diversi da loro. Non dobbiamo avere paura di dirlo forte e chiaro. Alle elezioni si deve andare alleati con chi la pensa come noi, non l'incontrario. Meglio eventualmente perdere rappresentando una parte importante del Paese che sopravvivere dentro una melassa. So che Berlusconi la pensa più o meno così, e questo ci fa ben sperare. Ma soprattutto la pensano così gli elettori molti dei quali cominciano a sostenere che in fondo si stava meglio quando si stava (apparentemente) peggio.

In ogni caso, buon Ferragosto a tutti i lettori, il Giornale, come tutti i quotidiani, torna in edicola venerdì 17.

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