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«Niente sconti all'Italia sui debiti alle imprese»

Roma«Il presidente del Consiglio dice che, attivando la procedura contro l'Italia per il ritardo dei pagamenti della Pa, faccio campagna elettorale? Gli rispondo molto semplicemente: io faccio soltanto il mio dovere. Mi sembra che il governo italiano non faccia il suo, continuando a rinviare il saldo delle fatture alle imprese. Un comportamento che non solo è contrario alle direttive europee, ma che danneggia l'economia del nostro Paese».
Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Ue con delega all'industria, ha dato lunedì il via al secondo passo della procedura di infrazione nei confronti dell'Italia, accusata di non pagare le imprese fornitrici entro i limiti imposti dalla direttiva europea: una lettera di «messa in mora» alla quale farà seguito, se i comportamenti dell'Italia non muteranno, il giudizio della Corte di giustizia europea. Evidentemente, le prime risposte del governo ai rilievi della commissione non sono state soddisfacenti. È così, Tajani?
«La prima lettera di risposta è stata del tutto insoddisfacente. Inoltre, la pubblica amministrazione italiana continua a mettere in atto comportamenti che contrastano con la direttiva sui pagamenti: non solo ritardi, ma anche clausole capestro, fatture postdatate, cancellazione degli interessi di mora. Ora l'Italia ha due mesi per rispondere puntualmente ai rilievi della Commissione. Poi la questione passerà in mano alla Corte di giustizia».
Il premier Renzi sostiene che dal prossimo giugno partirà la fatturazione elettronica onbbligatoria nella Pa, e tutto sarà risolto.
«Benissimo, ma la fattura elettronica non basta, bisogna anche pagare entro i 30 giorni indicati dalla direttiva: dalla fattura al pagamento ne passa. Vorrei ricordare che la fatturazione elettronica è stata introdotta con la finanziaria del 2008, ma la sua entrata in vigore è stata continuamente prorogata. Una volta in funzione ha il merito di far emergere il debito della Pa, che non può essere più nascosto, ma non serve certamente a trovare le risorse per far pagare i debiti. A me interessa che le imprese italiane siano pagate in tempo. Renzi sa che il 37% delle imprese creditrici della Pubblica amministrazione licenzia i dipendenti? Sa che cosa accade alle imprese subappaltatrici? Chiudono. Sa che l'erario rinuncia all'incasso di miliardi di entrate? Mi preoccupo delle imprese, non della campagna elettorale».
Renzi non ha però rinunciato alla frecciata nei suoi confronti.
«La campagna elettorale non c'entra. Se il governo italiano viola le direttive europee, la Commissione non può far finta di nulla. Se le imprese falliscono e i lavoratori vanno a casa non è questione di campagna elettorale. Mi dispiace che Renzi la pensi così, gli ricordo soltanto che questa direttiva - sulla quale mi batto da molti anni - è stata approvata dal Consiglio europeo e dal Parlamento, e io ho il dovere di farla rispettare. Vorrei inoltre ricordare al presidente del Consiglio che in Italia, al contrario degli altri Paesi dell'Unione, la situazione sta peggiorando. Ho incontrato lunedì una delegazione di imprese che mi ha consegnato una documentazione sui ritardi di pagamento, ancora largamente diffuso e di dimensioni preoccupanti. La procedura di infrazione che stiamo aprendo riguarda il 2013, non gli anni precedenti».
E adesso, Tajani, che cosa succede?
«Una volta che la lettera di messa in mora arriverà al governo italiano, ci sono due mesi per rispondere. Poi la procedura passa nelle mani della Corte di giustizia, che delibera entro un anno. Dopo la sentenza scattano le multe, molto salate: qualcuno ricorderà la sanzioni per l'annosa vicenda delle quote latte. Nel frattempo scattano gli interessi di mora nei confronti delle aziende, che sono particolarmente pesanti: l'8% più il tasso centrale della Bce.

Vorrei ricordare, anche al presidente Renzi, che queste multe e questi interessi di mora li paga lo Stato, quindi i contribuenti.

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