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Bianconi: "Noi tesorieri dei partiti destinati a finire in cella"

Bianconi, cassiere Pdl, replica alla sinistra: "Macché colpo di spugna sul finanziamento illecito, va cambiata la legge. Basta una dimenticanza delle aziende per avere guai pesanti"

Bianconi: "Noi tesorieri dei partiti destinati a finire in cella"

Roma - Niente da fare, Repubblica li ha beccati: il Pdl voleva salvare Penati dal processo per le tangenti del Pd. Un piano diabolico. O sono pazzi, o qui c'è qualcosa che non quadra. Il tesoriere del Pd, Antonio Misiani, spiega: «Depenalizzare il finanziamento illecito come previsto dal Pdl è una strada improponibile. Però è vero che va semplificato il finanziamento privato. Noi tesorieri dobbiamo rincorrere le aziende che ci danno un contributo per fargli firmare, in un secondo momento, una dichiarazione congiunta, e spesso è molto complicato. Servono delle modifiche. Nella legge in discussione c'è la proposta di non richiedere la dichiarazione congiunta per donazioni sotto una certa somma. È una strada percorribile, quella del Pdl no». «Glielo spiego io cosa non quadra» dice invece il deputato aretino Maurizio Bianconi, tesoriere Pdl. «Se si abolisce, come vuole Letta e io non sono d'accordo, il finanziamento pubblico ai partiti e si passa a quello dei privati, con la legge così com'è prima o poi finiamo in galera tutti noi tesorieri dei partiti».
Dica la verità Bianconi, volevate salvare Penati e tutti gli altri.
«Ma non diciamo bischerate».
Allora perché avete proposto di depenalizzare il finanziamento illecito.
«Mi segua. Mettiamo che la società Pinco pallino Srl dia 5mila euro al Pd, poi li iscrive a bilancio ma si dimentica di fare la delibera assembleare. A quel punto lì è assurdo che io, tesoriere che li ho ricevuti, debba rispondere di finanziamento illecito, perché quel finanziamento è lecito! Manca semmai la trasparenza della deliberazione assembleare, ma è una questione interna alla società, perché verso l'esterno fa il bilancio in cui quella cifra c'è. Mi spiego?».
Ma capita davvero così spesso che le aziende si dimentichino un passaggio burocratico?
«Spessissimo, non spesso. Soprattutto in campagna elettorale, quando si fanno le cene di fund raising (raccolta fondi, ndr). Magari l'amministratore delegato viene e stacca un assegno di mille euro. Dopodiché va alla sua segretaria e gli dice, guarda ho dato mille euro al Pdl e lo mettono a bilancio. Poi però nessuno si ricorda o di verificare che ci sia la straordinaria amministrazione per cui l'ad dell'azienda può decidere autonomamente, oppure di fare una delibera. E diventa un reato! Io ho reso un sacco di soldi indietro per questo motivo. E ho anche un termine temporale ristretto per rendere indietro quei soldi, pochi mesi».
Cioè al tesoriere tocca fare il controllore delle società che danno fondi al partito?
«Esatto. Ma mi dice come faccio io a controllare, per tutte le sezioni del mio partito in ottomila comuni, quali aziende, piccole, medie, grosse, hanno fatto la delibera nel modo corretto? Non posso mica correre dietro a tutti e fargli una visura camerale. È per questo che, secondo me, il fatto che quella donazione sia iscritta a bilancio ma non ci sia la delibera può costituire un illecito amministrativo, non penale».
Ma così non si salvano anche i tangentari e vari i processi in corso?
«Sono d'accordo che la legge va articolata meglio, quell'emendamento (che porta anche la sua firma per un automatismo tecnico, ndr) così com'è non funziona. Si può fare un discorso anche con la sinistra perché ho parlato coi tesorieri di altri partiti e hanno lo stesso identico problema. Ma teniamo conto che il finanziamento illecito è tutta un'altra cosa, è una mazzetta in nero, mica viene registrata dal partito e dalla società. Ha mai visto una società che dà una tangente e poi la mette in bilancio?».
Insomma va reso meno rischioso, per voi e per un imprenditore, il processo del finanziamento privato, che - se va in porto la riforma - costituirà il 90% delle entrate dei partiti.
«Eh certo. Anche perché ad essere precisi, la legge direbbe che prima devono fare la delibera e dopo, solo dopo, darmi i soldi. Quindi, ad attenersi scrupolosamente alla legge, io dovrei tenere l'assegno, non incassarlo fino a quando non mi comunicano la delibera del Cda. E questo coi tempi strettissimi di una campagna elettorale quando serve spendere subito i fondi.

Sa cosa succedere quando il finanziamento sarà tutto privato? Glielo dico io, senza volerlo diventeremo tutti tangentari! Noi tesorieri viviamo già nel terrore».

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