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Non si schioda il procuratore "abusivo" anti Pdl

Il giallo sul reggente capo dell'ufficio di Parma. Resiste Laguardia, il cui mandato è scaduto da sei mesi

Non si schioda il procuratore "abusivo" anti Pdl

nostro inviato a Parma

Si devono essere distratti. Per forza. Altrimenti che altra spiegazione ci sarebbe? Già, al Csm si devono per forza essere distratti. Altrimenti perché mai dopo sei-mesi-sei e dopo aver nominato nuovi procuratori e nuovi sostituti in tutta Italia, da Nord a Sud, da Est a Ovest si sarebbero dimenticati proprio, e solo, di dare un nuovo capo alla Procura di Parma? La situazione è discretamente surreale se guardata un po' più da vicino. O meglio da lontano, visto che da vicino sembrano non essersi accorti dell'anomalia. «Scaduto» dal suo ruolo, il 15 maggio scorso, il procuratore capo Gerardo Laguardia, che tanto tuonò contro Il Giornale e, prim'ancora, contro i pidiellini e i berlusconiani colpevoli di abitare e lavorare nella città ducale, riveste dal giorno seguente, il 16 maggio, la semplice funzione di sostituto procuratore e questa notizia si evince già consultando il portale del Consiglio Superiore della Magistratura. Peccato però che Laguardia, 72 anni, dal 2005 alla guida della Procura parmigiana, continui imperterrito ad interpretare, senza remore, non solo e non tanto il ruolo comunque «abusivo» del reggente, ma quello ancora più «abusivo» del procuratore capo degli uffici di vicolo San Marcellino. Funzione che, almeno ricordiamolo un'altra volta, al termine del suo doppio mandato quadriennale, doveva, per legge, venire affidata al procuratore più anziano. Nel caso di Parma, la dottoressa Lucia Russo, che ha condotto l'accusa nel maxi-processo Parmalat. Sappiamo bene che il procuratore Laguardia non gradisce il termine «abusivo» però, di fatto, a definirlo così non siamo noi ma la legge stessa. Legge che decreta che non può farlo.

Lui continua a sostenere che può farlo aggrappandosi all'articolo 109 dell'ordinamento giudiziario. Noi continuiamo a sostenere l'esatto contrario perché quel suo appiglio è una legge superata e modificata dal decreto Mastella, entrato in vigore il 30 luglio 2007, che porta il titolo: «Modifiche alle norme sull'ordinamento giudiziario». Sostiene anche, Laguardia, che resta in Procura per «senso del dovere» e perché mancano colleghi che si occupino di indagini, ma è un dato di fatto che, con l'arrivo recentissimo, il primo ottobre, di due nuovi pm: Andrea Bianchi e Emanuela Podda, entrambi dalla Procura di Agrigento e di Daniela Nunno, arrivata a Parma, anche lei da Agrigento, il 3 giugno scorso, i magistrati a Parma bastano e fors'anche avanzano. Insomma manca solo un nuovo procuratore capo vero e, probabilmente, come sostengono i più maliziosi, questa volta non si sta muovendo con le stesse premure di quando fu nominato Laguardia, il sindaco di quel tempo Elvio Ubaldi che, sostengono sempre i più maliziosi, all'epoca fece più di un viaggio a Roma per perorare la nomina di Gerardo Laguardia presso i suoi amici dell'Udc con importanti «entrature» nel Csm. Premure che ebbero un certo successo se all'epoca riuscirono a spazzare via la candidatura di Vito Zincani. Il magistrato che, inviato a Parma come Procuratore facente funzioni all'inizio delle indagini sul crac Parmalat, sembrava proprio destinato a rimanere in quel ruolo in pianta stabile. Comunque sia intanto noi continuiamo a leggere assieme a voi il verbale della corposa seduta plenaria antimeridiana del 18 settembre del Csm in cui si stabiliscono, tra l'altro, la nomina a procuratore della Repubblica presso il tribunale di Trieste del dottor Carlo Mastelloni, la nomina a procuratore della Repubblica presso il tribunale di Velletri del dottor Francesco Cosimo Prete, la nomina a procuratore della Repubblica presso il tribunale di Ravenna del dottor Alessandro Mancini, la nomina a presidente del tribunale di Oristano del dottor Leopoldo Sciarrillo etc etc. E nella più recente seduta del 7 novembre, che abbiamo atteso con interesse? Nulla, ancora nulla. O meglio tante nuove nomine alla Corte di Cassazione (ben nove) e una anche al Tribunale di Milano. Ma la Procura di Parma proprio non c'è. Quindi l'unica ipotesi è che davvero al Csm si siano distratti. La «reggenza» di Laguardia può continuare.

Un po' come la stagionatura del parmigiano.

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