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Vogliono zittire Berlusconi

Per le sue dichiarazioni sui servizi sociali rese lunedi sera a PiazzaPulita, Berlusconi potrebbe rischiare una "diffida", cioè ammonito e invitato a comportarsi in modo consono alle prescrizioni imposte dal Tribunale di Sorveglianza

Vogliono zittire Berlusconi

Si riaffaccia l'ipotesi che Silvio Berlusconi possa essere messo a tacere nel bel mezzo della campagna elettorale. In che modo? Revocandogli i servizi sociali. Nell’ordinanza con cui gli avevano concesso la misura alternativa agli arresti domiciliari i giudici avevano scritto che il leader di Forza Italia avrebbe dovuto mantenere "comportamenti nell’ambito delle regole della civile convivenza, del decoro e del rispetto delle istituzioni". E in caso di violazioni, o di nuovi "attacchi" ai giudici, la minaccia era implicita: Berlusconi avrebbe rischiato la revoca dell’affidamento in prova. Ora alcune frasi di Berlusconi, pronunciate lunedì sera nell'intervista a Corrado Formigli (Piazzapulita), finiscono nel "microscopio".

C'è una frase in particolare che potrebbe aver mandato su tutte le furie chi vuole mettere a tacere il leader del centrodestra. "È ridicolo - ha detto il Cavaliere - pensare che si possa rieducarmi consegnandomi a dei servizi sociali e a dei colloqui quindicinali con assistenti sociali". Che sia questa la smoking gun con cui si vuole togliere di mezzo Berlusocni dalla campagna elettorale? Nella lunga intervista a Formigli, registrata nel pomeriggio a villa Gernetto, Berlusconi ha aggiunto che l’affidare ai servizi sociali "un signore che è stato per più tempo il responsabile del governo, unico cittadino al mondo che ha presieduto per tre volte e bene il G8", è una cosa "ridicola non per me, ma per il Paese".

Queste frasi, secondo quanto trapela negli ambienti giudiziari, potrebbero rappresentare una infrazione alle regole che l’ex premier deve rispettare. E' solo un'ipotesi ma qualcuno ci spera. Berlusconi rischia quella che tecnicamente si chiama "diffida", una sorta di cartellino giallo che significa questo: se continui così scatta il "rosso" (con la conseguente punizione). Qualcuno fa notare che non c’e un tetto di diffide codificato dalla legge oltre il quale automaticamente arrivi la revoca dell’affidamento in prova. Sta alla sensibilità dei singoli giudici stabilire quando la persona che sta scontando la pena abbia superato il limite e possa, quindi, andare incontro a serie conseguenze.

Il Tribunale di Sorveglianza di Milano lo scorso 15 aprile ha concesso a Berlusconi l’affidamento in prova reputando che la misura alternativa alla detenzione domiciliare "possa sostenere e aiutare il soggetto nel portare a maturazione - si legge nel provvedimento - quel processo di revisione critica, di emenda, oggi in fieri". Nell’ordinanza, firmata dal presidente Pasquale Nobile de Santis e dal giudice Beatrice Crosti, si sottolinea soprattutto quanto sia "rilevante la condotta tenuta dal condannato successivamente al reato" e "la sua disponibilità ad attivarsi in termini di restituzione tangibile nei confronti della società civile danneggiata". A questo punto, al di là di come la si pensi politicamente, è lecito porsi una domanda: un leader politico, impegnato come i suoi colleghi in campagna elettorale, può essere messo a tacere dall'avvertimento di un giudice?

Da quanto si apprende da fonti giudiziarie del Tribunale non risulta essere stata attivata alcuna procedura di valutazione dopo l'intervista rilasciata dal Cav a Piazzapulita. La Procura generale allo stato non risulta abbia ancora preso in considerazione alcuna misura. Il presidente del Tribunale di Sorveglianza, Pasquale Nobile De Santis, si è limitato a dire questo: "Noi stiamo attenti a tutto".

Ma a invelenire il clima ci pensa il vicepresidente del Csm Michele Vietti: "Chi pensa di far campagna elettorale utilizzando il presidente della Repubblica scherza col fuoco".

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