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Ora Amato sogna il trono di Re Giorgio

Le voci del Colle lo mettono in prima fila per la successione. E se Napolitano lascia potrebbe anche lanciargli la volata

Ora Amato sogna il trono di Re Giorgio

Roma Seven more years, come dicono gli americani? No, Giorgio Napolitano, che pure ai tempi del Pci chiamavano l'americano, altri sette anni al Colle non se li vuole fare. Lo ha ribadito solennemente anche a fine dicembre, durante la cerimonia degli auguri di Natale con le alte cariche dello Stato. «Il mio mandato terminerà in primavera». E a Capodanno, prima del cenone, si è congedato dagli italiani spiegando che sarà il suo successore a guidare il Paese della transizione incompiuta verso la Terza Repubblica.
Eppure, mentre la corsa al Quirinale sta per scattare, mentre candidati eterni e improbabili e aspiranti veri ma nascosti si stanno già agitando, Napolitano in questi giorni ha fatto sapere pure un'altra cosa, che il suo compito non è ancora terminato. Sbaglia quindi chi pensa che, dopo aver sciolto le Camere, Re Giorgio avrà solo un ruolo decorativo: avere i numeri non basterà per conquistare Palazzo Chigi, il capo dello Stato deciderà in base alle condizioni che si creeranno.

Se poi le elezioni finissero in pareggio, se le future Camere fossero ingovernabili, se le forze politiche gli chiedessero l'ultimo sforzo... Napolitano, nei discorsi pubblici e nei colloqui riservarti, nega fermamente una simile possibilità. Certo, nessuno può escludere la «sindrome della riconferma», malattia che da Pertini in poi ha colpito tutti i presidenti. Napolitano, 87 anni, non si candiderà. Ma se i partiti andassero a supplicarlo, a domandargli di rimanere almeno un altro po', chi può escludere che accetti?
Congetture. Fantapolitica. Più concrete invece le possibilità che al soglio salga Giuliano Amato. Il Dottor Sottile, ex premier, ex ministro, ex tutto, e forse l'uomo politico più trasversale d'Italia. Laico ma molto considerato in Vaticano, amico di D'Alema ma molto apprezzato dal centrodestra, socialista ma molto vicino agli Usa, Amato ha attraversato indenne diverse stagioni del Belpaese. Le voci interne del Quirinale la considerano in prima fila per la successione. Napolitano lo stima. Se lascia, potrebbe lanciargli la volata.

Il secondo nome forte, al momento, è quello di Romano Prodi. Il professore, dopo un lungo silenzio, da qualche mese ha ripreso a esternare con prudenza come chi ritiene di essere un padre nobile del centrosinistra. Parrebbe a prima vista un personaggio fuori dai giochi, da troppo tempo ai margini. In realtà le sue possibilità sarebbero notevoli se il Pd vincesse le elezioni conquistando anche il Senato. In questo quadro, con Pier Luigi Bersani a Palazzo Chigi, il Colle toccherebbe a un cattolico. Quindi, ad esempio, a Prodi, che dalla sua avrebbe pure una certa notorietà internazionale.
Seguendo sempre lo stesso ragionamento, altri ex popolari si preparano al salto. Franco Marini, ex presidente del Senato, scalda i motori da anni. Rischia però di restare in garage. Più chances vengono accreditate a Rosy Bindi, che oltre ad essere ex popolare è una donna. Non c'è mai stato in Italia un presidente di sesso femminile e molti pensano che a prossima potrebbe essere l'occasione giusta. Sarà per questo che adesso persino Anna Finocchiaro ci ha fatto un pensierino sopra.

Altri aspiranti? Massimo D'Alema e Walter Veltroni hanno gettato la spugna. Silvio Berlusconi, visto, il momento del centrodestra, non si fa troppe illusioni. Pier Ferdinando Casini invece non molla: in caso di inciucio, chi meglio di lui? Quanto a Mario Monti, la situazione è fluida. Fino a un mese e mezzo fa sembrava lui il front-runner, il predestinato al Quirinale con la benedizione di tutti: Europa, Casa Bianca, Santa Sede, grandi banche. Ora invece che ha scelto di correre un'altra corsa gli scommettitori hanno cancellato il suo tabellino.

Però, mai dire mai.

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