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Ora gli italiani hanno paura: vendono i gioielli di famiglia

L'85% degli italiani elimina gli sprechi: ridotti gli spostamenti per risparmiare benzina. Aumentano gli affitti. Crolla il mercato dell'auto: boom di bici

Ora gli italiani hanno paura: vendono i gioielli di famiglia

La paura c’è. Gli italiani provano a reagire alla crisi economica vendendo i gioielli di famiglia. Secondo quanto rileva il report annuale del Censis, nel giro di due anni 2,5 milioni di famiglie hanno, infatti, venduto oro o preziosi. Non solo l’85% degli italiani ha eliminato sprechi ed eccessi andando anche a caccia di offerte, il 62,8% è arrivato addirittura a ridurre gli spostamenti per risparmiare benzina. Nel Belpaese si vendono meno auto mentre si registra un vero e proprio boom di biciclette: ne sono state vendute 3,5 milioni. E circa 2,7 milioni di italiani coltivano ortaggi da consumare ogni giorno.

Adesso gli italiani hanno paura

Il Censis parla di "difese strenue" messe in campo dagli italiani per far fronte alla crisi economica e alla pesante recessione che sta colpendo il paese. Negli ultimi due anni sono almeno 300mila le famiglie che hanno venduto mobili e opere d’arte. È anche cambiato il rapporto con i beni immobiliari: c'è sempre più una tendenza ad affittare gli alloggi inutilizzati e a trasformare la propria abitazione in un piccolo bed and breakfast: nelle città con oltre 250mila abitanti lo ha fatto il 2,5% delle famiglie. "Di fronte al ritrarsi al del welfare pubblico scatta la solidarietà familiare - si legge nel rapporto del Censis - con un esborso annuo complessivo intorno ai 20 miliardi di euro nelle famiglie a favore di un proprio componente". Il 62% degli italiani teme che le manovre di finanza pubblica producano tagli a qualità e servizi nella sanità, così le mutue sanitarie integrative coinvolgono oggi oltre 6 milioni di iscritti e più di undici milioni di beneficiari. C’è un ritorno all’orto, ma anche a prepararsi regolarmente in casa cibi come yogurt, pane e conserve: lo fanno 11 milioni di italiani. "La casa-patrimonio resta assolutamente maggioritaria nelle scelte e nell’antropologia degli italiani, la necessità contingenti stanno rivalutando l’affitto con una quota di famiglie che nel 2011 ha raggiunto il 21% e nelle aree metropolitane sfiora il 30%", spiega il Censis facendo notare la diminuzione delle famiglie che hanno più di una automobile, mentre si sta estendendo la logica del noleggio e del car sharing. Aumenta, invece, il numero di famiglie che possiedono solo il telefono cellulare rinunciando alla telefonia fissa.

Cresce la disoccupazione

Nei primi sei mesi dell’anno il numero degli occupati ha registrato una flessione dello 0,3%. Secondo l rapporto annuale del Censis, sono stati bruciati più di 240mila posti di lavoro destinati ai giovani. "La crisi ha dato una netta accelerazione ad un processo di invecchiamento già in corso da tempo", si legge nel report rilevando che la quota di under 35 al lavoro scende al 26,4% nel 2011 dal 37,8% di dieci anni fa. Tra il primo semestre del 2011 e il primo semestre del 2012 il numero delle persone in cerca di lavoro è aumentato di oltre 700mila unità, a 2,75 milioni. Un incremento che il Censis definisce "davvero eccezionale". Mentre è "anticiclica" la dinamica dell’occupazione femminile, con 110mila nuovi posti tra 2010 e 2011, +1,2%. "Tendenze destinate a consolidarsi ancora di più nel 2012, con un saldo di +118mila unità nel primo semestre". In controtendenza anche l’occupazione nelle coop.

Politica e società sempre più lontane

Quella che emerge dal report del Censis è un'Italia "separata in casa" per sopravvivere alla crisi: da una parte ci sono le istituzioni politiche alle prese con il rigore sui conti, dall’altra i soggetti economici e sociali, che, "rimasti soli", attuano "affannose strategie di sopravvivenza". "I soggetti sociali – osserva il Censis - non si sono sentiti coinvolti dall’azione di governo perchè sospettosi che alle strategie tecnico-politiche non seguisse un’adeguata implementazione amministrativa e organizzative e perchè restavano in attesa di una proposta di percorso comune". L’istituto di ricerca sottolinea che "non è scattata la magia dello sviluppo fatto da governo e popolo e il rigore del governo non ha avuto lo spessore per generare forza psichica collettiva". Gli attori sociali hanno quindi sviluppato tre strategie di sopravvivenza: la restanza del passato (per valorizzare ciò che resta funzionante dal tradizionale modello di sviluppo), la "differenza e la voglia di personalizzazione" e i "processi di riposizionamento". "In questi - concluse il Censis - non abbiamo solo salvaguardato il nostro ’esserè, ma anche cercato più o meno consapevolmente di 'essere altrimenti'".

Aumenta la criminalità

Aumentano i reati denunciati, per la prima volta da quattro anni a questa parte: nel 2011 sono stati 2.763.012 a fronte dei 2.621.019 del 2010, con una crescita del 5,4% e un’incidenza di 45,4 reati ogni mille abitanti. A crescere è soprattutto la microcriminalità. Nel 2011 le rapine sono state 40.549, con una crescita del 20,1% rispetto all’anno precedente. I furti sono stati 1.460.205 e nell’ultimo anno aumentano del 10,2%: a crescere sono soprattutto i furti in appartamento (204.891, con un aumento del 21,1%) e gli scippi e borseggi, che crescono rispettivamente del 16% e del 24%. Secondo il Censis, la crescita degli street crime può rappresentare "il riflesso della crescita della povertà e del disagio sociale a seguito della crisi economica, che porta nuovi attori sulla scena del crimine", ma può "dipendere anche dal minor presidio del territorio che riescono a garantire le forze dell’ordine a seguito dei processi di razionalizzazione e di taglio delle spese in atto". A questo riguardo, negli ultimi sei anni si è passati da una spesa per l’ordine pubblico e la sicurezza in euro correnti di 29.059 milioni a una di 31.186 milioni, con una crescita apparente del 7,3%, inferiore però all’incremento del totale delle spese pubbliche (+14,3%), e una diminuzione dello 0,6% nell’ultimo anno. In termini reali, però, la spesa del comparto è diminuita del 3% in sei anni e si è ridotta del 2,7% nel solo ultimo anno.

Un capitolo a parte viene dedicato dal Censis al fenomeno dell’illegalità nell’agricoltura definito "molto vasto", soprattutto al Sud, nelle forme di sottoretribuzioni della manodopera, delle truffe all’Inps, del caporalato, delle frodi a soggetti pubblici e all’Unione europea.

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