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Ora Letta va al contrattacco: "No alla politica da battutisti"

Pd in escandescenze: le regole sul congresso destabilizzano i vertici. Il premier infastidito, il sindaco: "Faccio un fioretto: non replico. Ma io non rinvio..."

Ora Letta va al contrattacco: "No alla politica da battutisti"

La replica è arrivata alla prima occasione politica utile. Indiretta ma decisamente dura. Il presidente del Consiglio Enrico Letta replica alle stilettate del sindaco di Firenze Matteo Renzi che a Porta a Porta aveva definito il premier un uomo attaccato alla sedia. "Se c'è una cosa che detesto - gli ha risposto il premier dalla Festa di Scelta Civica a Caorle - è la politica fatta a battute che in questo periodo, invece, trionfa. La vita delle persone non la si risolve a battute, ma con i provvedimenti giusti, che hanno bisogno di approfondimenti".

A distanza, ma a stretto giro di posta, è piovuta la risposta dell'ex rottamatore che con ironia, parlando alla Festa democratica di Firenze, si è interrogato: "Io faccio battute? No, chiedo solo di fare cose senza rinvii, a Porta a Porta non ho fatto polemiche. Forse ho esagerato a parlare di temi concreti e ho paura di essere stato noioso, ma a Firenze la politica si fa con il sorriso". Poi, a Torino aggiunge: "Oggi faccio un fioretto: non intervenire in replica al presidente del consiglio del mio Paese che sta facendo cose serie. Le polemiche di questi giorni sono imbarazzanti".

Le parole del sindaco, sulle quali è tornato anche Pier Luigi Bersani bollandole come "ingenerose", non erano certo passate inosservate dalle parti di Palazzo Chigi e i segnali di irritazione per quelle uscite erano arrivati forti e chiari. Tanto da destare qualche preoccupazione in campo renziano ma anche la puntualizzazione del fatto che, per dirla con il deputato Ernesto Carbone, "basterebbe riguardare cosa ha davvero detto Matteo durante Porta a Porta per rendersi conto che non c’è stata nessuna provocazione". Le acque restano comunque agitate nel momento in cui il Pd sta tentando, faticosamente, di trovare un’intesa sulle regole del congresso per evitare un braccio di ferro all’Assemblea del 20 e 21 settembre. Gli sherpa sono al lavoro. I contatti tra i componenti della commissione congresso sono continui, serratissimi. Il problema è che, durante il vertice di ieri col segretario piddì Guglielmo Epifani, Renzi ha di fatto alzato la posta in gioco con l’obiettivo di ottenere certezze sulla data del congresso. Per questo la proposta del primo cittadino di Firenze, che ha sparigliato le carte, è stata quella di anticipare il congresso nazionale rispetto a quelli locali da fare sei mesi dopo successivamente a una intesa campagna di tesseramento. Un’ipotesi che va tuttavia a cozzare con lo schema immaginato finora dall'ex Cgil - e subito sottoscritto dai bersaniani - di fare un congresso "dal basso", un congresso che parta dai circoli e discuta, almeno fino ai provinciali, di un documento unitario evitando lo scontro sui candidati nazionali.

La trattativa è in corso con il segretario del Pd che cerca di mediare. Entrambe le parti sembrano, tuttavia, arrivate a capire che, se da una parte la questione non è di poco conto perché da essa dipende il controllo del partito, dall'altra si fa sempre più stringente la necessità di arrivare a un’intesa per evitare il caos all'assemblea. Resta il fatto che i renziani non sono disposti a cedere sulla data del congresso nazionale. Stesso discorso per la platea ampia per i congressi regionali che chiedono si tengano o insieme al nazionale o successivamente ad esso. Attualmente lo statuto prevede che i segretari regionali vengano eletti a due anni dall’elezione del segretario nazionale, anche se finora sono stati eletti contestualmente al segretario nazionale. Lo stesso Epifani ieri ha ammesso che la strada è difficile. Le trattative continueranno ad oltranza: qualora dovessero andare a buon fine, potrebbero portare a siglare un’intesa in una riunione del comitato di martedì prossimo. Qualora non ci fosse un'intesa, invece, si rischierebbe una prova di forza in assemblea della quale è, però, difficile prevedere l’esito visto che, nonostante la maggioranza sia sulla carta bersaniana, si deve fare i conti con i posizionamenti delle ultime settimane e con il fatto che fare la guerra a Renzi è, comunque, rischioso per tutti. Anche per questo, quantomeno sulla data, è probabile che alla fine si arrivi a un’intesa. Anche il diretto competitor del rottamatore, Gianni Cuperlo, che domani, alla Festa democratica a Milano, incontrerà Bersani, sottolinea di essere favorevole a tenere il congresso a fine novembre. Quanto alle regole, il suo primo "grande elettore", Massimo D’Alema, ha già fatto sapere di non essere particolarmente interessato al dibattito.

"Non ne so niente - ha detto - decideranno loro: io il 20 (data dell’Assemblea, ndr) sarò a un convegno internazionale".

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