Politica

Ora Ncd rischia di perdere due seggi su tre

I posti attribuiti dal Viminale al partito di Alfano potrebbero finire all'Udc

Roma - Se tre eurodeputati vi sembran pochi, figuriamoci due. E se due vi sembran pochissimi, figuriamoci uno soltanto. La grande rivoluzione dell'Ncd potrebbe ridursi a questo: un solo esponente a Bruxelles, perso nel mare magno del supergruppo Ppe, influente come un astemio in un'osteria. Il conto è presto fatto: il ticket Ncd-Udc domenica scorsa nelle urne ha ramazzato il 4,3 per cento, guadagnando tre strapuntini all'Europarlamento, assegnati inizialmente al più votato della circoscrizione Nord-Ovest (il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, con le sue 46.395 preferenze), al primo del Sud (Lorenzo Cesa con 56.911 voti personali) e al primo delle Isole, il catanese Giovanni La Via, scelto da 56.678 elettori. Quindi una poltrona all'Udc, quella del segretario Cesa, e due per gli alfaniani: quella di Lupi, che se pure dovesse rinunciare per restare al governo finirebbe al secondo più votato, il presidente della provincia di Cremona Massimiliano Salini, sempre dell'Ncd; e quella di La Via. Sicuri? Mica tanto. Perché malgrado alle Isole l'Ncd abbia ottenuto la percentuale più alta (7,51), in termini assoluti le tre circoscrizioni in cui il partito di Alfano ha ottenuti più voti sono il Sud (378.256), il Nord-Ovest (276.143) e il Centro (199.701) contro i 170,603 di Sicilia e Sardegna.

E il sistema elettorale europeo prevede l'assegnazione dei seggi a chi vanta la cifra circoscrizionale più alta. Quindi il seggio attribuito dal Viminale a La Via potrebbe finire a Beatrice Lorenzin, prima nella circoscrizione Centro con 33.396 preferenze. E se lei, come quasi certo, dovesse rinunciare per non perdere la poltrona di ministro della Salute, le subentrerebbe Carlo Casini (26.298 voti), presidente del Movimento per la Vita e in quota all'omonimo Pier Ferdinando. Non è un caso che proprio Casini (Carlo) abbia fatto ricorso al Viminale parlando di «violazione delle più elementari regole democratiche». Se fosse accolto, come appare probabile, l'Udc batterebbe l'Ndc per due seggi a uno e Alfano riuscirebbe nell'impresa di farsi superare nel derby dei seggi da un partito praticamente estinto.

Il seggio che rischia di cambiare padrone potrebbe peggiorare l'umore interno dell'Ncd, già sotto i tacchi malgrado il risultato minimo di avere evitato la tagliola del 4 per cento. Tra i mal di pancia territoriali (la Calabria del governatore Giuseppe Scopelliti, con l'Ncd all'11,4 per cento ma senza poltrone) e quelli governativi (Lupi è sempre più tentato dalla scalata della segreteria al punto di prendere in considerazione l'idea di lasciare il ministero e tenersi il seggio a Bruxelles per avere le mani più libere) lo psicodramma è in agguato. Di certo il partito ha messo chiaramente in discussione la tremebonda leadership di Alfano e la partecipazione a un governo in cui la voce del centrodestra già flebile potrebbe ridursi a un sussurro. E alla fine? Alla fine non si può che guardare a Forza Italia. «Dobbiamo decidere che cosa fare da grandi - fa notare il presidente dei deputati Nunzia De Girolamo ad Agorà, su Rai3 - se rifondare la coalizione o se fare le comparse intorno a un Pd protagonista al governo. Il centrodestra ha perso e deve interrogarsi sulla perdita di voti e sulle soluzioni. Se poi qualcuno continua a fare insulti da bar dello sport o i conti della massaia sui voti presi, non mi sembra un grande futuro».

Visto che il passato non c'è e il presente è grigio.

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