Politica

A ottobre il Cav decide sul ritorno

Le mosse del centrodestra: il Cav resta in prima linea, la candidatura a premier dipende da alleanze e legge elettorale

Il dibattito sull'eventuale candidatura a Palazzo Chigi del Cavaliere alle prossime elezioni è ormai diventato una sorta di partita a Monopoli, con i giocatori che si ritrovano un giorno sì e uno no a passare sulla casella del «Via!» quasi fossero in un déjà vu. Tutto piuttosto curioso, se non perfino surreale. Visto che il fatto che Silvio Berlusconi ancora non abbia davvero preso una decisione definitiva appare piuttosto chiaro.
Certo, non c'è dubbio che il Cavaliere sia intenzionato a giocare in prima linea e non ci pensi in alcun modo a farsi da parte. Ma questo è chiaro da tempo, altrimenti non si capirebbe la ragione dei tanti faccia a faccia con Monti a Palazzo Chigi e delle molte telefonate che i due si sono scambiati negli ultimi mesi. Che poi davvero tutto ciò si traduca nella sesta candidatura a premier lo si saprà solo dopo l'estate, magari ad ottobre o novembre. E molto dipenderà da quali saranno le future alleanze in vista delle elezioni 2013 e, soprattutto, di quale sarà la legge elettorale.
Ed è in questo scenario che lascia un po' perplessi vedere un Pdl che continua ad arrovellarsi su «primarie sì» e «primarie no» e su favorevoli o contrari ad una candidatura di Berlusconi. Un dibattito, fa presente un ex ministro di area Forza Italia, che «interessa il nostro elettorato più o meno quanto quello sulla Rai». Cioè zero.
Invece sono soprattutto gli ex An a continuare ad insistere sul punto, pur sapendo bene che alla fine il Cavaliere deciderà in un senso o nell'altro senza curarsi affatto delle loro obiezioni. D'altra parte, nei giorni scorsi - seppure in privato - l'ex premier non ha nascosto un certo fastidio rispetto ai tanti distinguo arrivati da quell'area al punto di lasciarsi andare a un eloquente «se non gli va bene che se ne vadano pure». Ieri è toccato a Gianni Alemanno riprendere il discorso. Intervenendo a Omnibus, su La7, il sindaco di Roma ha detto che «non ci sarà il sesto tentativo di Berlusconi». Così, ha aggiunto scherzando, «tranquillizzo i mercati e la sinistra». E ancora: «Ho parlato questa settimana con Berlusconi e gli ho espresso le mie perplessità sulla riproposizione della sua candidatura che ritengo rappresenti un passo indietro. Oggi il Pdl e tutto il centrodestra devono scrivere una pagina nuova e costruire una nuova visione».
D'altra parte, che la questione tra gli ex An sia molto sentita non è una novità se sono perfino arrivati ad ipotizzare l'uscita dal Pdl e la fondazione di un nuovo partito di destra. Ma, come detto, sulla candidatura di Berlusconi non ci sarà certezza fino a dopo l'estate. Tanto che anche l'ex ministro Franco Frattini, che non viene certo dall'area di An, in un'intervista a Il Messaggero dice di non dare per «sicuro» il ritorno in campo del Cavaliere.
Una decisione su cui peserà soprattutto l'eventuale riforma della legge elettorale. Ieri il presidente del Senato Renato Schifani ha fatto seguito all'appello di Giorgio Napolitano affinché i partiti la modifichino, tanto dall'annunciare la «costituzione di un comitato ristretto» che affronti la questione. Una riforma in senso proporzionale, infatti, potrebbe favorire una candidatura di Berlusconi che - comunque la si pensi - resta ancora quello che nell'area di centrodestra traina più voti. Insomma, o l'ex premier riesce davvero ad individuare quella personalità che cerca da tempo - possibilmente qualcuno che venga dal mondo imprenditoriale - oppure non è escluso che sia lui a correre.
E in uno scenario simile è chiara che l'ipotesi di una grande coalizione, magari dopo il voto e preso atto dell'ingovernabilità della situazione, prende sempre più piede. Dopo Napolitano, ieri l'auspicava anche Schifani. «La crisi non finirà in pochi mesi per cui - ha detto il presidente del Senato - anche nel 2013 occorrerà grande responsabilità dei partiti legittimati dalle elezioni e che saranno chiamati a guidare il Paese».

Occorreranno, insomma, «grandi sinergie e dialogo tra maggioranza e opposizione».

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