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Part-time e apprendistato: la ricetta Pdl sulla flessibilità

La proposta dell’ex ministro del Welfare Sacconi al convegno milanese del partito: "Conciliare occupazione e famiglia". E rilancia l’abolizione dei contratti a progetto

Part-time e apprendistato:  la ricetta Pdl sulla flessibilità

Milano - Abrogare Co.co.co e Co.co.pro, contratti di collaborazione e contratti a progetto, i due acronimi più contestati del mondo del lavoro italiano. Maurizio Sacconi, ex ministro del Welfare del governo Berlusconi, conferma durante un convegno milanese del Pdl le intenzioni anticipate in un’intervista al Giornale. «Esplodono dalla seconda metà degli anni Novanta sotto gli occhi distratti dei governi di sinistra e della Cgil» dice Sacconi prima di definirli ancora una volta «il simbolo dell’ipocrisia italiana».

Nati come eccezione, Co.co co e Co.co.pro sono diventati la regola per aggirare «la forma tipica» dell’assunzione a tempo indeterminato. Invece «l’apprendistato deve essere il modo tipico per entrare nel mondo del lavoro», dice Sacconi, insistendo sul collegamento di scuole ed università alle imprese e al mercato del lavoro. Uno stop anche agli stage: «I tirocini devono essere utilizzati solo in fase di apprendimento». E sui contratti a termine: «È bene seguire la disciplina europea».

Il pomeriggio di studi si intitola «+ Lavoro. Lavorare in più, di più e più a lungo» e prevede interventi dei big del Pdl nazionale, a partire dal segretario del Pdl, Angelino Alfano. Sacconi, nella relazione introduttiva, sintetizza il manifesto del lavoro del Popolo della libertà. E tra le novità, eccone un’altra: «Il part time deve esplodere». Una posizione legata all’idea della famiglia, della maternità e della paternità quale «fondamentale complemento della persona». Sono così indispensabili «regole funzionali alla conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di famiglia a partire dalla modulazione degli orari». E poi una diffusione dei servizi, anche aziendali, all’infanzia, oltre che una «maggiore inclusione delle donne nel lavoro, attraverso investimenti mirati nelle competenze e nell’autoimprenditorialità».

Ed ecco gli altri obiettivi del Pdl esposti da Sacconi. Lo Statuto dei lavori di cui parlava Marco Biagi al posto dello Statuto dei lavoratori firmato nel 1970. Più protezione, meno regolazione, più salario, più produttività. Secondo l’analisi di Sacconi, l’Italia è il fanalino di coda dell’occupazione da sempre e tale è stata anche in tempi in cui il Pil cresceva: «Una sorta di paura ad assumere ha rattrappito la crescita dell’occupazione. Per creare più lavoro, è necessaria l’egemonia culturale opposta, che punti a favorire una crescita con occupazione».

Più protezione significa agenzie di collocamento provinciali che integrino le funzioni pubbliche con le funzioni esperte delle agenzie di lavoro e con le parti sociali; attenzione ai lavoratori cosiddetti «esodati» e ai lavoratori anziani («tutelarli è un dovere, perché hanno realizzato accordi sulla base delle leggi vigenti»); la diffusione dei voucher, ovvero gli assegni da spendere presso strutture accreditate, che «devono essere estesi al di sotto della linea gotica»; un sistema di ammortizzatori sociali fondato sull’assicurazione obbligatoria di tutti i lavoratori economicamente dipendenti.

Più salario e più produzione si traduce nel «diritto dei lavoratori di condividere fatiche e risultati dell’impresa in quanto comunità di interessi e di valori dove tutti si riconoscono». Si parla così di salari premiali e «detassazione e decontribuzione dei salari collegati alla produttività». Una detassazione che dovrebbe riguardare anche gli accordi aziendali, il cosiddetto secondo livello di contrattazione.

Meno regolazione riguarda soprattutto l’articolo 18, definito «un vincolo ideologico». Il futuro, secondo l’ex ministro, è «il vero, post-moderno articolo 18 della persona, fatto di accesso a competenze e conoscenza grazie a cui la persona diventa occupabile».

E questo perché il Pdl - spiega ancora Sacconi - considera il lavoro, dipendente e indipendente, «non solo fonte di reddito ma ancor più attività con la quale ciascuno può esprimere le proprie potenzialità, migliorando la propria personalità e così anche la comunità di appartenenza, dalla famiglia all’impresa, dal territorio alla nazione».

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