Politica

Occasione d'oro se alle nostre condizioni

I parlamentari liberali dovranno battagliare perché sia rivista e migliorata, ma comunque approvata

Occasione d'oro se alle nostre condizioni

Capisco molte delle perplessità sulla riforma del Senato proposta dal governo, alcune delle quali evidenziate ieri anche dai capigruppo di Forza Italia, Brunetta e Romani. La più fondata è che la proposta viene avanzata da Matteo Renzi, tipo non proprio affidabile quando si parla di rispettare patti e promesse (vedi caso Letta). Resto però ottimista. Il motivo principale è che, stanti gli equilibri parlamentari, senza i voti di Forza Italia nessuna riforma costituzionale potrà mai vedere la luce, almeno non in tempi e modi umani (già per le faide della sinistra Renzi rischia al Senato quando si tratta di maggioranza semplice, figuriamoci per una qualificata). E siccome penso che Berlusconi non autorizzi voti avventurosi, escludo una soluzione finale inaccettabile per il centrodestra.

Sono ottimista anche perché è Renzi che, per non perdere la faccia del riformatore modello, ha bisogno di Forza Italia, non viceversa. E, quindi, scommetto che molte delle obiezioni messe sul tappeto saranno prese in seria considerazione. Se così non sarà, il problema è ancora più semplice. Addio riforme e, a ruota, addio Renzi, uomo della provvidenza.

Nel merito, ammetto, la questione è complicata e, per certi versi, poco appassionante. Ma mi chiedo: se in Germania, Francia e Inghilterra la seconda Camera non è elettiva, se i feroci oppositori della sola idea di toccare il Senato sono i nemici storici del centrodestra (Grasso, Zagrebelsky, Rodotà, Monti, Vendola) qualche cosa vorrà pur dire. E se aggiungiamo che pure Grillo si è schierato con forza a difesa della casta senatoriale, ecco che il cerchio si stringe: chi dice no, o non adesso, lo fa per poter mantenere posizioni di rendita e il Paese nell'immobilismo e nel caos.

Molte delle obiezioni proposte oggi da Vittorio Feltri sono più che condivisibili. Ma non vorrei che, dopo averla evocata e cercata in solitudine per vent'anni, dopo averla sfiorata nel 2006 (fu un referendum a bocciare una legge simile approvata sotto il governo Berlusconi), il centrodestra perdesse l'occasione di cointestarsi una delle riforme di efficienza cavallo di battaglia del berlusconismo. Sarebbe una beffa.

Per questo auguro buon lavoro ai parlamentari liberali che dovranno battagliare perché sia rivista e migliorata, ma comunque approvata.

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