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Pd, Bubbico tiene duro: "Io garantista, non lascio"

Alcuni dem si riscoprono garantisti. Il viceministro: "L’avviso di garanzia è a tutela dell’indagato"

Pd, Bubbico tiene duro: "Io garantista, non lascio"

"Sono contro due pesi e due misure, io sono garantista sempre e nei confronti di tutti. Nel caso di Antonio Gentile non c’erano avvisi di garanzia, ma è stata una decisione politica". Intervistato nel corso de La telefonata di Belpietro su Canale 5 il vice ministro dell’Interno Filippo Bubbico, che fa parte della "pattuglia" degli esponenti democrat indagati, invita la sinistra giustizialista a distinguere il suo caso da quello dell’ex sottosegretario alfaniano che si è dimesso dopo le pressioni sul direttore de L'Ora della Calabria per non far uscire un'inchiesta sul figlio.

Alcuni democratici si riscoprono garantisti, quando gli conviene. "L’avviso di garanzia è a tutela dell’indagato", ha spiegato Bubbico all'indomani della presa di posizione del governo Renzi che, per bocca del ministro alle Riforme Maria Elena Boschi, ha risposto picche ad Angelino Alfano difendendo i sottosegretari piddì finiti nel mirino dei pm. "Dobbiamo imparare a distinguere e a non fare di tutta l’erba un fascio - ha spiegato Bubbico - io per altro sono in una fase più avanzata dell’avviso di garanzia, sono stato rinviato a giudizio per concorso in abuso d’ufficio ed ho rinunciato alla prescrizione perché ritengo che il giudice debba esprimersi sulla richiesta del pm".

Il viceministro dell’Interno, indagato per abuso d’ufficio, aveva già respinto nei giorni scorsi l'invito di Beppe Grillo a "seguire" Gentile sulla strada delle dimissioni. "Abbiamo bisogno - ha proseguito - di far funzionare le istituzioni e saper distinguere la valutazione politica dal fatto rilevante dal punto di vista giudiziario, caso per caso".

Ma ha assicurato: "Sono pronto ad assumermi le mie responsabilità, se ho sbagliato pagherò, ma sarà necessario motivare le ragioni che sostengono l’eventuale condanna e se fossi chiamato ad assumere nuovamente quella decisione del 2006 per la quale sono a giudizio, la rifarei".

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